Vigilanza e sicurezza privata: le dimensioni (a volte) contano

23 Giu 2020

di Bastian Contrario

A forza di ripeterci che nella botte piccola sta il vino buono, che la nostra forza sta nella dimensione familiare, ed altre simili consolazioni (inventate spesso per nascondere il complesso della volpe e l’uva) abbiamo finito per crederci, alimentando questa Lilliput che è il mondo della vigilanza e sicurezza privata in  Italia. Questo il quadro: il maggiore gruppo italiano è lontano anni luce dai grandi gruppi spagnoli, svedesi e inglesi; le grandi aziende si contano sulle dita delle mani; ogni giorno nascono piccoli istituti (molti destinati a vita breve, ma capaci comunque di danneggiare il mercato con prezzi consentiti solo da un’infima qualità); aziende di medie dimensioni che non riescono a crescere e sono spesso costrette al ridimensionamento. Queste le premesse di un intervento – polemico? Potete scommetterci – del nostro Bastiancontrario. Il titolo parla da sè: Le dimensioni (a volte) contano.

Coerentemente (forse) con questo scenario procede la rappresentanza, caratterizzata da troppe sigle (a volte “monomandatarie”), spesso in apparente disaccordo (non è mai un vero conflitto, danneggerebbe lo status quo), di sicuro poco coese, incapaci di iniziative comuni forti, ma piuttosto pronte a (spesso) sterili comunicati di protesta (peraltro garbata) quando non ad una prona e soddisfatta (quante espressioni di soddisfazione si leggono nei comunicati!) accettazione. Un grosso limite questo che, se era problematico già quando c’era un’Amministrazione dialogante, oggi che “l’autorità tutoria” (cito) è chiusa a qualsiasi forma di dialogo, può essere catastrofico.

Gli effetti li abbiamo visti tutti: i decreti delle guardie rilasciati in giro per l’Italia, le guardie giurate autonome, la formazione professionale che non parte, atteggiamenti sempre più inquisitori nei confronti di chi è trasparente e rispetta le regole (certificazione, regolarità contributiva, sicurezza) a fronte di pochi controlli nei confronti di chi viola le regole quando non è del tutto al di fuori delle regole. E in questo marasma non c’è stata un’iniziativa forte e condivisa che abbia cercato di frenare la deriva, di tutelare con forza chi subisce i danni. Sia chiaro, non è che non ci sono state lamentazioni, tentativi di coinvolgere la politica, aperte manifestazioni di dissenso, perché – chi con maggiore convinzione ed efficacia chi meno – tutti hanno provato ad intervenire nella questione, ma alla fine si è trattato, quasi sempre, di voci singole, a volte dissonanti dalle altre, in quanto tali destinate a soccombere “nell’assordante silenzio dell’Amministrazione” (anche qui cito).

Solo notizie negative oggi, dunque? No, a livello imprenditoriale un’inversione di tendenza si vede: la costituzione del sopra citato (come si dice nei verbali) grande gruppo italiano; qualche azienda che, finora, pensava che l’Italia finisse all’Arno si affaccia nella Capitale, in Campania; qualche azienda meridionale affronta il Nord e, magari, qualcuno guarda all’Europa.
Certo, poi è arrivata la mazzata del Covid-19 e la situazione si è alquanto complicata (breve digressione: ogni tanto qualcuno dice che “tutto sommato la vigilanza non ha patito”, salvo poi a rendersi conto che il trasporto valori ha perso il 50 %, e non si sa se e quando recupererà, e che i servizi di vigilanza avranno pure avuto un minimo incremento, ma quando andranno all’incasso le fatture vedremo in quanti saranno in condizione di pagare per i servizi ricevuti!), ma anche e soprattutto per questo è necessario che si apra una nuova stagione per la rappresentanza del settore.

E’ giunta l’ora che cambino le logiche, le difese corporative e di poltrone (che a ben vedere, sono sgabelli), il mantenimento dello status quo. Ci vogliono uomini e donne nuovi, ma, soprattutto, idee nuove.
In verità, qualcuno ha provato a lanciare un messaggio, ad indicare una direzione, ma la resistenza è forte. Il messaggio è semplice: siamo pochi e procediamo in ordine sparso, dobbiamo diventare molti e muoverci insieme. E’ inutile che usiamo parole come “filiera della sicurezza” se poi ancora vogliamo difendere la primazia della vigilanza armata. La sicurezza privata oggi è la risultante di più forze concorrenti che sempre più devono procedere insieme. E allora anche la rappresentanza deve avere le stesse caratteristiche, rappresentare tutti i soggetti coinvolti, unirli in una casa comune che, pur nel rispetto delle specificità di ognuno, possa parlare con una voce sola, specie nel confronto con la politica e l’amministrazione. Rappresentare un bacino di meno di 50 mila operatori (tante sono le guardie giurate) o un insieme di almeno 250 mila persone, non è la stessa cosa in termini di peso negoziale. Nel confronto con la parte pubblica le dimensioni contano!

Sembra giunta l’ora di un confronto serio tra le varie associazioni che porti in tempi rapidi a risultati concreti. Magari non gli Stati Generali tanto cari al nostro Presidente del Consiglio, ma la situazione post Covid (e magari pre Covid se mai dovesse tornare in autunno come da più parti si teme) deve essere l’occasione per affrontare una questione che non può più essere rimandata.
L’occasione può sempre creare una necessità, ma se la necessità è impellente, dovrà essere questa a creare l’occasione” (J. Saramago).

Bastiancontrario

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