ROMA – Se dallo scorso 16 marzo siete in fibrillazione per l’entrata in vigore del DM sulla capacità tecnica, sappiate che c’è ancora tempo per adeguarvi alla parte relativa alla formazione dei titolari di licenza per investigazioni private e dei loro dipendenti. Lo stesso ministero dell’Interno, consapevole dell’importanza della formazione sia teorica che pratica nell’ambito di un settore delicato come quello dell’investigazione privata, ha infatti previsto ben 36 mesi (anziché 18) per l’adeguamento a questa parte di decreto. Quindi, don’t panic, prendete un bel respiro e leggete cosa fare nell’immediato.
Innanzitutto chiariamo quali sono le parti del decreto sulle quali è stato posto un termine di 36 mesi.
I punti sono essenzialmente due:
1) A chi è già autorizzato a lavorare, ma da meno di cinque anni, il DM chiede un corso di formazione
2) Il DM interviene poi sulla formazione continuativa, ma senza specificare materie di studio, entità e durata dei corsi, criteri di valutazione, crediti formativi, etc.
Il DM demanda infine il ruolo di enti formatori alle sole Università, alle Regioni e alle strutture accreditabili presso il Ministero dell’Interno. Allo stato, nessuna struttura è stata accreditata dall’Amministrazione, mentre sugli standard che potenzialmente dovranno essere inseriti nei corsi di formazione qualcosa è già stato fatto attraverso l’Università, ma non ancora attraverso le Regioni. Insomma, i lavori sono tuttora in corso per dare validi strumenti a chi dovrà occuparsi dell’organizzazione dei programmi e delle docenze. Ecco perché lo stesso decreto proroga a 36 mesi l’entrata in vigore dei requisiti formativi: per poter definire i contenuti dei programmi e ratificare gli accordi con le strutture preposte.
Ma niente paura: nelle more, tutto procederà come prima. Quindi, chi è titolare di licenza da meno di cinque anni potrà tranquillamente continuare il suo lavoro. Soltanto per il rilascio della dichiarazione di prosieguo attività il DM richiede che siano esibiti in Prefettura, oltre al DURC, anche un “attestato di aggiornamento professionale” da parte del titolare di licenza. La formula è alquanto vaga e non fa distinzioni tra un’ora al corso parrocchiale o un mese alla Bocconi di Milano. In ogni caso, nelle more meglio approfittare di questa svista, più o meno intenzionale…
E chi ha già seguito dei corsi di aggiornamento o perfezionamento alla professione investigativa?
“Stiamo aspettando che il Ministero prenda atto delle linee guida dei programmi formativi indicati anche per procedere al riconoscimento a posteriori dei corsi già frequentati” – spiega Gaetano Bernieri, Vice-Presidente Federpol e Coordinatore Nazionale della Formazione Professionale.
“A conclusione del primo Corso di Perfezionamento in Scienze delle Investigazioni Private, che si è tenuto all’Università del Molise, presso la Facoltà di Giurisprudenza di Campobasso, abbiamo infatti invitato degli esponenti del ministero dell’Interno per presentare le materie di studio e l’articolazione dei corsi. Ora aspettiamo che ci dicano se gli standard formativi del corso siano o meno conformi a quelli ritenuti idonei dal ministero, per procedere all’accreditamento dei parametri nonché alle ulteriori eventuali indicazioni per organizzare i corsi futuri”.
Nel frattempo le lancette dell’orologio ticchettano. Ma se il ministero – come detto – ha preventivato 36 mesi per individuare gli enti accreditabili, far partire i corsi e farli seguire da chi non è in regola col DM, forse vuol dire che la fase preparatoria non durerà a lungo. Staremo a vedere.