Sedici anni fa nasceva Federsicurezza quale momento di sintesi delle varie anime e specificità imprenditoriali riconducibili al comparto della sicurezza privata e complementare. L’attuale compagine associativa è rappresentata da Univ, Anivp, Anssat e PiùServizi. Ma dal 2005 il mondo è cambiato ed oggi la federazione vuole espandere la propria capacità di aggregazione intercettando tutti i servizi integrati di sicurezza: parliamo spannometricamente di 110.000 unità. A questo punto la coperta federale comincia a stare stretta: Federsicurezza diventerà quindi Confedersicurezza e Servizi. Sentiamo di cosa si tratta nelle parole del Presidente della federazione, Luigi Gabriele.
Da Federsicurezza a Confedersicurezza e Servizi: com’è nata e perchè?
A 16 anni dalla sua fondazione, Federsicurezza si è posta obiettivi molto ambiziosi di allargamento della base federale e di espansione della propria capacità di aggregazione: intercettare l’ampia gamma di attività che oggi si collocano sotto l’egida dei servizi fiduciari, ma che a breve termine saranno inquadrabili come servizi integrati di sicurezza. Stiamo parlando di un bacino molto rilevante, che potrebbe raggiungere anche le 110.000 unità.
In questo senso lo strumento federale cominciava a stare stretto: poiché però l’impianto Confcommercio permette la coesistenza di più confederazioni sotto il proprio ombrello, abbiamo optato per una transizione da Federsicurezza a Confedersicurezza e Servizi – passaggio che ci permetterà di inglobare una compagine più ampia con una struttura di maggior peso e con maggiore appeal aggregativo. In parallelo una società gestirà tutti i servizi da prestare al mondo imprenditoriale di riferimento.
Perché far nascere Confedersicurezza e Servizi in questo specifico momento storico?
In un momento in cui tante figure professionali di sicurezza si contendono gli stessi servizi, a partire dalla gestione del social distancing (conteso, soprattutto nella prima ondata pandemica, tra ex buttafuori, investigatori, servizi fiduciari, guardie giurate e – qui sta il dramma – addirittura volontariati di varia natura), Confedersicurezza e Servizi potrebbe svolgere anche una funzione politica di coagulo e condivisione delle istanze e soprattutto porre un argine coordinato alle derive volontaristiche che sono state inizialmente messe sul piatto, speriamo solo distrattamente, dal precedente Governo. Riteniamo poi sia utile, anche in questo senso ma non solo, fare cultura della sicurezza: farne di più e farla meglio.
In che senso?
Il nostro obiettivo finale è dar vita ad una Fondazione di settore unica che possa diventare il faro ideologico, culturale e lobbistico di un comparto che merita di crescere. La prima messa a terra di questo progetto potrebbe essere la costituzione di un Centro studi e ricerche qualificato e capace di coagulare intelligenze e saperi anche di settori diversi. E’ evidente che in qualunque processo di sviluppo culturale la formazione debba rivestire un ruolo chiave: noi intendiamo essere ancor più protagonisti di questa partita cruciale per la crescita del settore.
Che progetti avete sotto questo profilo?
Per cominciare abbiamo messo in campo alcune prestigiose collaborazioni con enti di alta formazione di primaria importanza. Bisogna tenere a mente che il tema della formazione sta a sua volta cambiando pelle: la guardia giurata che sapeva solo “leggere e scrivere” non esiste più nella realtà operativa. A tutti sono ormai richiesti, più o meno esplicitamente, dei “patentini” di qualifica, foss’anche solo di lingua inglese. La formazione è dunque un aspetto essenziale e va ben oltre gli adempimenti di legge, se si intende aggiungere valore all’offerta. Certamente non si tratta però di un’operazione a costo zero.
Domanda prosaica: ma la clientela è poi disposta a pagare la qualità?
La committenza esige qualità ma assai di rado è sensibile a comprendere che la qualità presenta un costo. Come Federsicurezza sosteniamo la formazione delle imprese avvalendoci dei fondi interprofessionali messi in campo da Confcommercio: il Fondo ForTE restituisce ad esempio sotto forma di attività formativa finanziata i versamenti aziendali (lo 0,30% della retribuzione per ogni addetto). Oltre a questo strumento, ci battiamo affinché le imprese possano accedere a fondi di formazione regionale, che godono di un cofinanziamento europeo.
Quali altre operazioni culturali intendete mettere in campo?
Abbiamo in agenda da mesi due importanti happening per il settore, la cui calendarizzazione ed organizzazione è stata posposta svariate volte a causa del Covid.
Il prossimo 23 Marzo presenteremo l’annuale appuntamento con l’osservatorio Federsicurezza, curato da Format Research e dedicato all’impatto della crisi sulla sicurezza privata in Italia e sulle prospettive del settore: daremo numeri e dati prettamente di mercato. A seguire, il 20 aprile presenteremo il 2° Rapporto sulla filiera della Sicurezza in Italia, curato dal Censis e focalizzato più sugli aspetti della percezione del nostro lavoro e della qualità dello stesso da parte dei fruitori e committenti di sicurezza.