Un’epidemia che da un lato ha posto al centro dell’attenzione mediatica la vigilanza privata, dall’altro ha devastato i servizi legati ai trasporti e al turismo e ha dato il colpo di grazia ad un trasporto valori che è – e sempre più sarà – penalizzato dalla demonizzazione del contante. E ancora: un CCNL le cui trattative per il rinnovo languono da 5 anni e, nonostante gli incontri fissati a Giugno e Luglio, soffre di irrigidimenti e posizioni totemiche sempre più fuori contesto, in un mondo che è cambiato in 24 ore e che solo ad autunno – a fine ammortizzatori sociali e sblocco dei licenziamenti – potrebbe mostrare il suo vero e lugubre volto occupazionale. Il tutto nell’assoluta indifferenza non solo della politica, presa se non altro da contingenze di alta portata, ma dello stesso ministero dell’Interno, che si è espresso giusto per tutelare i propri uffici rispetto al ritardo nel rilascio delle licenze, ma non ha speso nemmeno una parola sull’orrore degli assistenti civici. Questi i temi chiave del Comitato Esecutivo UNIV – Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata – dello scorso 11 Giugno.
E se l’incertezza del Covid-19 non è che un moltiplicatore per 1000 delle difficoltà di un settore che già nel 2015 mostrava segno di scricchiolare, UNIV ha confermato comunque la massima flessibilità e disponibilità nella riapertura di un dialogo sindacale in stallo da davvero troppo tempo. Buttando anche sul piatto delle idee innovative, quanto meno per svecchiare un impianto che soffre – oggi in maniera davvero macroscopica – i segni del tempo, e che risente anche di incomprensioni, rigidità e prese di posizione cavillose che si sono manifestate nel lungo percorso nella trattativa.
Lo ha bene evidenziato Luigi Gabriele, Presidente di UNIV e Federsicurezza nella riflessione che riportiamo.
“Sarebbe auspicabile che la vena solidaristica venuta con immediatezza alla luce in Ebinvip si palesasse anche nella sede del confronto pluriennale in essere, a fasi alterne, per tentare di dare un seguito al CCNL scaduto il 31 12 2015. Sarebbe auspicabile ma, anche se la speranza è l’ultima a morire, la fiammella è davvero piccola per far la giusta luce. Intendiamoci, non siamo oltranzisti del rinnovo a tutti o costi, però ci arroghiamo la responsabilità di dire che abbiamo perso, in qualche caso volutamente, uti singuli, tutti i treni che pur sono passati, alcuni dei quali composti con fatica vera, all’ultimo minuto, prima del segnale verde…
Crediamo, in buona fede, che manchi il senso politico ad un tavolo che ha fin qui preferito la ricerca della perfezione giuridica, dove la stessa non poteva esserci, ricordando in proposito lo stallo ed il default del cambio d’appalto per il possibile deprecato caso nel quale fosse rimasta fuori calcolo … una risorsa, dicesi una… se non tre quarti di un intero.
Un tavolo che non ha del tutto compreso che per essere intestatari e titolari di un CCNL da prendersi ad unico riferimento di un comparto multiforme ed in continua variazione di composizione, in senso per di più estensivo, di un contratto “leader” come si dice, bisogna avere il coraggio di fare delle scelte che addirittura superino l’orizzonte dell’esistente, per evitare di trovarne gli esiti superati dalla quotidianità…
Bisogna cioè avere la stoffa del leader ed il conseguente coraggio dello stesso, rischiando in ogni momento la propria personale credibilità di attori del gioco, non rincorrendo prioritariamente il preventivo assenso dei danti causa che, tra l’altro, palesemente, non hanno mai pensato più di tanto a confezionare percorsi per i propri rappresentanti, preferendo la critica trasversale e le alleanze a geometria quotidianamente variabile, finalizzata al “meglio non far niente che rischiare di sbagliare ed essere impallinati…”
Il Signore o chi per Lui ci perdoni se diciamo che siamo arrivati in una fase nella quale il respiro sociale del tavolo è arrivato a dover ricorrere alla “ventilazione “e, non arrivando in tempo gli Alpini in funzione di protezione civile, a rianimarci… L’abbiamo ovviamente con noi stessi, ci mancherebbe che pensassimo di criticare qualcuno, Dio guardi!
Sappiamo, almeno chi parla, che da venticinque anni “non c’è una lira”
Sappiamo che adesso “non c’è un euro”
Sappiamo che non sappiamo perché ci ostiniamo lo stesso a far impresa nel comparto
Sappiamo che, nel nostro caso, il marciare divisi per colpire uniti non è mai servito a niente
Sappiamo che i nostri sono “blasoni” ossidati
Sappiamo che non siamo più quelli che eravamo
Sappiamo che non è mai stato del tutto vero che “piccolo è bello”
Sappiamo che scommettere è pericoloso
Sappiamo che se non lo facciamo adesso, su di noi, la leadership passa ad altri?”