Alcune importanti aziende di vigilanza privata si sono trovate la Guardie di Finanza in casa per effetto di un‘istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, attivata su stimolo di denunce di varie soggetti, tra i quali figurano anche blasonate Associazioni di categoria. Possibile che sia andata proprio così? Ci ha chiamati Claudio Moro, Presidente di ANIVP (Associazione Nazionale Italiana di Vigilanza Privata), che, assieme ad ASSIV, risulterebbe aver segnalato le imprese all’AGCM.
“ANIVP non ha effettuato alcuna segnalazione diretta contro altre società del settore, né tanto meno ha sollevato dubbi in merito alla possibilità di partecipare alle gare in RTI. L’Associazione, su sollecitazione di alcune imprese di vigilanza, si è limitata ad evidenziare – in assenza di risposte da parte dell’Ente appaltante – alcune problematiche riguardanti la gara ARCA bandita nel 2017, relativa ai servizi di vigilanza da svolgersi a favore degli enti regionali della Lombardia. Chiedevamo solo la modifica di alcuni punti del bando” – dichiara Claudio Moro.
La segnalazione era dunque finalizzata ad agire contro l’Ente appaltante per ottenere delle modifiche al bando? Nessuna denuncia ad imprese?
“Assolutamente sì: abbiamo segnalato la necessità di modificare alcuni punti del bando di una gara ancora in corso, che nulla avevano peraltro a che vedere con la possibilità di partecipare alla gara come RTI. Nulla infine abbiamo chiesto in merito alla precedente gara bandita da ARCA nel 2016, né, tanto meno, alle altre gare sulle quali l’Antitrust risulta invece avere aperto un’istruttoria”.
Perché allora l’AGCM ha esteso l’istruttoria ad altre questioni?
“Forse l’Antitrust ha colto la palla al balzo per addebitare a soggetti del settore istanze che, almeno per quanto concerne ANIVP, non ci pertengono. La richiesta era inequivocabilmente rivolta all’operato dell’Ente ARCA, non di altri soggetti” – conclude Moro.