Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa emanata da Sicuritalia il 30/03/2016 sulla rapina al Museo di Castelvecchio del 19 novembre scorso, durante la quale sono state sottratte 17 opere d’arte.
Sicuritalia, prima azienda italiana del settore sicurezza con 7.100 dipendenti, che, attraverso l’acquisizione, perfezionatasi nel 2015, della North East Services (NES) e della Vigilanza Compiano, eroga i servizi a favore del Museo di Castelvecchio, per conto del Comune di Verona, nel prendere atto di quanto riportato in maniera non chiara ed esaustiva da alcune fonti di stampa, intende far luce sulle proprie responsabilità relative alla recente rapina a mano armata (non già furto) avvenuta.
Sicuritalia ha rispettato, nella circostanza in questione, tutti i protocolli di sicurezza previsti dal contratto in essere con il Comune. La posizione di Sicuritalia, in particolare, è stata chiarita, come riportato anche dal quotidiano veronese “L’Arena”, dal contenuto dell’ordinanza del GIP Giuliana Franciosi: “non sono previste forme di avviso o comunicazione in caso di mancato inserimento dell’allarme negli orari convenuti”. Il pezzo prosegue: insomma la centrale operativa di Sicuritalia, come il pm Gennaro Ottaviano aveva evidenziato fin dall’inizio sottolineando l’assenza di un protocollo in tal senso, non si allarmò per il ritardo di inserimento dell’allarme perché non era tenuta a controllare”.
Le indagini che hanno portato all’arresto della Guardia Giurata addetta alla sicurezza del Museo afferiscono alla sola ed unica responsabilità personale della stessa. La Guardia Giurata, in possesso di regolare decreto di autorizzazione rilasciato dalla Prefettura, che periodicamente ne verifica i requisiti di onorabilità e professionalità, non è stata assunta direttamente da Sicuritalia, bensì era già precedentemente nell’organico della North East Services, azienda incorporata da Sicuritalia nel 2015.
Il Sindaco di Verona aveva annunciato un’azione nei confronti della società per il ristoro del danno subito, chiarendo, come riportato ancora da L’Arena che: “La responsabilità dell’azienda è piena, non da un punto di vista morale perché non poteva certo sapere di avere un dipendente infedele, ma amministrativo.”