Vigilanza privata e servizi di sicurezza: oggi e domani secondo Italo Soncini

13 Mag 2021

di Ilaria Garaffoni

Come si presenta il mercato italiano dei servizi di sicurezza privata oggi? Quali modelli di business caratterizzano le aziende leader? Quali punti di debolezza presenta il settore? Sarà mai in grado di internazionalizzarsi? Come si può immaginare il comparto della vigilanza privata e sicurezza tecnologica tra 5 anni? L’abbiamo chiesto a Italo Soncini, Managing Director Alvarez & Marsal e Commissario Straordinario di Securpol Group, ma anche ex CEO di IVRI, regista della cessione del Gruppo a BSK Securmark e consulente nel successivo acquisto da parte di Sicuritalia.

Intervista ad Italo Soncini, Managing Director Alvarez & Marsal e Commissario Straordinario Securpol Group

E’ stato CEO di IVRI, regista della cessione del Gruppo a BSK, consulente nel successivo acquisto di Sicuritalia e Commissario Straordinario nella cessione di Securpol Group. Ravvisa un fil rouge, qualche elemento di continuità in queste operazioni di ristrutturazione?

L’industry italiana dei servizi di sicurezza evidenzia una forte polarizzazione tra poche realtà che lavorano bene, accrescendo le quote di mercato e rendendosi protagoniste di acquisizioni di rilievo, ed una pletora ampia e polverizzata di soggetti con serie problematiche economico-finanziarie, ma soprattutto industriali, che si barcamenano per sopravvivere in un mercato sempre più concentrato. Se c’è un fil rouge, mi chiede? La presenza di moltissime realtà che non hanno saputo superare i propri problemi industriali, dai quali invero derivano i problemi economici e lo squilibrio finanziario. Si tratta di un fenomeno tipico dei settori soggetti ad un violento cambio di paradigma sul fronte regolamentare e, conseguentemente, delle regole della competizione.

La mancanza di cultura manageriale è però figlia della storia di questo comparto, nato nel dopoguerra con “feudi operativi” tramandati di padre in figlio e governato a lungo da licenze territoriali e tariffe di legalità che di fatto garantivano una pace armata sul mercato. La liberalizzazione del mercato è stata deflagrante…

E’ stata deflagrante soprattutto per chi godeva di una posizione di monopolio di fatto in aree che rappresentano la ricchezza del nostro paese: da un giorno all’altro chiunque si è trovato autorizzato ad accedere al mercato, con un inevitabile crollo delle tariffe e del valore delle licenze. La sostanziale assenza di competizione da parte di operatori “fuori provincia” e tanto meno dall’estero, garantita da licenze restrittive e tariffe regolamentate, unita ad un passaggio generazionale spesso privo di adeguata cultura imprenditoriale e risorse manageriali, ha indebolito ulteriormente le capacità di reazione del settore alla discontinuità indotta dal cambio normativo. Coloro che avevano già avviato un rafforzamento manageriale ed organizzativo sono riusciti a beneficiare dell’elemento di discontinuità rappresentata dalle innovazioni normative, passando da operatore locale a market leader nazionale. E ciò è avvenuto, in una prima fase, con politiche di pricing aggressive e, successivamente, strutturando la macchina operativa con manager provenienti da settori più evoluti (commerciale, organizzazione, IT, …) e ponendo quindi le basi per una crescita di quota di mercato e presenza territoriale per linee esterne, con acquisizioni di concorrenti sempre di maggiori dimensioni.

Oggi il mercato evidenzia una chiara leadership: quale sarà il prossimo passo del leader italiano? Sbarcherà in borsa? Tenterà la scalata estera?

In realtà a Sicuritalia credo che restino ancora ampi spazi per crescere in Italia, soprattutto in aree di business come pronto intervento e servizi tecnologici. Restano, peraltro, anche spazi geografici nei quali crescere o almeno ottimizzare la presenza, soprattutto nelle aree dove si produce più PIL (piazzare bandierine ovunque non è necessariamente appagante sul piano economico). Credo che il leader partirà da questo processo, che non necessita peraltro di risorse finanziarie straordinarie. Al contrario, l’ingresso in settori adiacenti a quelli attualmente presidiati o l’internazionalizzazione presuppongono investimenti rilevanti che potrebbero essere supportati da un processo di quotazione o dall’ingresso di un investitore istituzionale nel capitale.

C’è chi però dall’estero è venuto in Italia con un modello di business diverso e di grande successo: è ripetibile?

Verisure, operatore svedese-spagnolo, è riuscito in pochi anni a guadagnare una quota di mercato nei servizi di pronto intervento tale da potersi collocare tra i leader di questo segmento di mercato. Il successo, per ora commerciale in Italia ma anche in altri paesi europei, è basato su una combinazione di driver di business innovativi per il nostro mercato: piattaforma tecnologica e software evoluti, hardware periferici standard a prezzi accessibili al mass market, forza vendite agguerrita e un marketing mix che fa largo uso di iniziative glocal e i social network. Il modello di business Verisure, chiamiamolo pure “Pronto intervento 4.0”, potrebbe essere replicabile anche da un operatore italiano dotato di adeguate capacità imprenditoriali, manageriali e finanziarie che volesse aggredire il mercato estero; questo presuppone però investimenti significativi che potrebbero essere soddisfatti da operazioni straordinarie sul capitale.

Dal suo osservatorio, come si riorganizzerà la scacchiera competitiva italiana, diciamo nei prossimi 5 anni?

Immagino l’ingresso di altri soggetti esteri su modello Verisure: commercialmente molto aggressivi e con tecnologie d’eccellenza in dote, questi nuovi competitor proveranno a penetrare il settore retail elevando la competitività nei servizi di zona. Tra gli operatori italiani, presumo proseguirà il consolidamento già in corso, che comunque lascerà spazio a realtà di dimensioni medie ma focalizzate in segmenti che richiedono forte specializzazione, come il trasporto di valori, ove è ipotizzabile in ogni caso una concentrazione conseguente all’adeguamento ai severi standard europei. Per la vigilanza fissa, salvo per i servizi rivolti a nicchie profittevoli che saranno svolti direttamente dai grandi gruppi italiani, il fatturato passerà sempre di più ai network. Queste tendenze porteranno alla creazione di diversi campioni italiani che potrebbero suscitare l’interesse dei grandi operatori esteri, abituati ad entrare in mercati nuovi come leader di settore.

Per finire: chi è Italo Soncini oggi?

È un manager che si occupa da 20 anni di ristrutturazioni di aziende e che ritiene che, per il successo di un’iniziativa, siano necessario il giusto mix di conoscenza settoriale e di capacità di gestione delle crisi d’azienda: quest’ultima caratteristica va imparata sulla strada e non nelle aule.

 

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