Regolamentare i servizi fiduciari secondo APIS

01 Feb 2016

di Ilaria Garaffoni

logo APISIn una lettera al ministro dell’Interno Alfano, l’Associazione APIS (Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza) – dopo aver invocato il brocardo “nullum crimen sine lege” (è permesso tutto ciò che la legge non vieta espressamente) per dare piena legittimazione alla pletora di attività che rientrano nel concetto di “portierato”, s’interroga sul futuro di questo comparto sempre più importante. Al netto delle polemiche su possibili sconfinamenti nelle attribuzioni tipiche della vigilanza privata (come sulla tutela degli obiettivi sensibili, il cui perimetro viene peraltro ridisegnato dai TAR sentenza dopo sentenza), APIS ritiene che una licenza prefettizia per i servizi fiduciari scaterenebbe l’opposizione degli imprenditori del settore. Un maggiore controllo si potrebbe quindi forse esercitare, prosegue APIS, “convogliando questa tipologia di lavoro nella norma relativa alle agenzie d’affari ai sensi dell’ex art. 115 del T.U.L.P.S., magari sotto la competenza delle Questure”, anche se – continua la stessa APIS – il portierato presenta connotazioni ben distinte dai portieri di condominio, quindi sarebbe una sorta di ritorno al passato. Certamente, conclude APIS, nella security sta ormai prevalendo la figura di sicurezza non armata e la confusione in materia è tanta: APIS chiede quindi l’apertura di un tavolo di confronto con la Commissione Consultiva sulla sua proposta in tema di servizi fiduciari.

In allegato la lettera integrale.

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