La centralina fissa di rilevamento degli inquinanti atmosferici non dice tutta la verità.
Fa lo sconto perché somma i dati rilevati di giorno, quando l’inquinamento è elevato, e quelli della notte, quando circolazione ed altre attività si riducono. Proviamo, invece, ad immergerci in un percorso cittadino in qualunque ora del giorno e ci accorgeremo che gli inquinanti ambientali, specie polveri e sottili e rumore, attentano alla nostra salute. Lo hanno dimostrato, a Bari, ricercatori dell’istituto di medicina del lavoro dell’università, diretti da Filippo «Roberto» Cassano, professore associato.
Lo studio ha individuato percorsi cittadini che possano essere svolti a piedi, in circa 2 ore, in ambienti a maggiore presenza di traffico veicolare. Ripetuti per tre volte negli stessi giorni, li hanno percorsi, a piedi (il 15 settembre 2007), in auto (5 luglio 2007), in bici il giorno seguente ed in moto (9 luglio), misurando con apposite apparecchiature mobili le quantità di polveri, umidità, temperatura e rumore che li circondavano.
Risultato: un disastro potenziale per la nostra salute, specialmente al mattino, in particolare per chi va a piedi. Le polveri fini (quelle che, inalate, raggiungono il più profondo punto di bronchi e polmoni e che, poi, passano nel sangue dove restano «a far danni» per ore, con facile ingresso nelle cellule e possibile sconquasso del Dna) raggiungono valori più del doppio dei 50 microgrammi per metro cubo stabiliti dalla legge per la protezione della salute umana.
Nei percorsi, fatti per le strade di Bari, di mattina, a piedi si è giunti al cento per cento di superamenti. Il più elevato valore massimo misurato riguarda il tragitto in macchina «avvelenato» dalla più facile immissione, nell’abitacolo, dei fumi di scappamento di auto vicine.
Il limite massimo del rumore di 65 decibel, di giorno, aggredisce maggiormente il pedone e ancor più il ciclista ed il motociclista che sono molto prossimi alle sorgenti. Il motociclista, peraltro, è penalizzato anche dal rumore emesso dal proprio mezzo di locomozione (si può giungere a 77 decibel). I dati delle centraline rispondono ai requisiti di legge ma non forniscono elementi dinamici e con riferimenti precisi ai vari momenti. I rilievi eseguiti dagli studiosi dell’università barese rappresentano un’altra maniera di misurare, una pratica lettura indicativa dell’esposizione dei cittadini.
L’inquinamento dell’ambiente urbano da polveri fini, secondo i conteggi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è responsabile, ogni anno, di 100mila morti (725.000 anni di vita perduti) in Europa. Per una città come Bari, l’aumento di solo un microgrammo di polveri fini per millimetro cubo porterebbe, nell’arco di 15 anni, ad una perdita di 27.650 anni di vita. Una vita ridotta di almeno 40 giorni per persona nell’arco di 15 anni. Quelle polveri sono all’origine di molti eventi patologici cardiovascolari e polmonari. Più è piccola la dimensione delle particelle, più sono pericolosi gli effetti sulla salute.
Città discriminante anche tra i suoi cittadini. Più a rischio sono i soggetti con alterazioni o patologie degli apparati respiratorio e cardiovascolare. Per loro le strade sono off limits, da usare con parsimonia: uguale a limitazione di libertà e diritto di utilizzare gli spazi pubblici specie quelli a maggior traffico e nelle ore di punta. Discorso a parte e di particolare gravità per alcune categorie professionali costrette a svolgere il proprio lavoro prevalentemente sulla o vicino alla strada: vigili urbani, guardie giurate, tassisti, netturbini, edicolanti, ecc.
Gli studiosi baresi auspicano migliore controllo della circolazione stradale, revisione periodica effettiva delle autovetture, più attenta pulizia delle sedi stradali. «Ma è evidente che questo richiede volontà politiche ed impegno di risorse non sempre coincidenti».
Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it