Le banche dicono addio alle guardie giurate

17 Giu 2010

di Redazione

gorgo-dollari

Le banche abbandonano la vigilanza con guardie giurate, che hanno dato buona prova. Per quale ragione? I risultati di una ricerca.

L’Ossif, il centro di ricerca dei bancari italiani (Abi), ha condotto un’indagine sulle rapine e la sicurezza in banca. I risultati della ricerca sono riferiti dal sito specializzato “Armi e tiro.it”.
Nel 2009 le rapine hanno fruttato 36,8 milioni. 15% in meno rispetto al 2008 (43,4 milioni).

La ricerca ha evidenziato un calo del numero delle rapine e anche del bottino complessivo: nel 2009 sono stati 1.744 i colpi messi a segno agli sportelli, con un calo del 19,3% rispetto ai 2.160 compiuti nel 2008, pari a circa 35 rapine in meno al mese. Sempre magro anche il bottino medio per rapina che, con circa 21 mila euro, si mantiene su livelli tra i più bassi degli ultimi dieci anni.

Lo studio ha fatto emergere anche i modi in cui i ladri vanno all’assalto delle agenzie di banca, scrive “Armi e tiro”. Il momento migliore è prima dell’apertura della filiale (si ricava un bottino medio di 41mila euro) oppure nel tardo pomeriggio, dopo la chiusura al pubblico (68mila euro). Lunedì o venerdì risultano i giorni preferiti dai rapinatori: di lunedì infatti (24% dei colpi commessi) è il bottino complessivo più ricco: 27,6 milioni di euro. I criminali agiscono sempre in pochi minuti, armati per lo più di banali taglierini. I più si accontentano di un magro bottino che, in due casi su tre, non arriva a 15mila euro. Quasi i due terzi delle rapine sono durate meno di tre minuti (62%) e nel 51% dei casi a commetterla è una coppia di malviventi. Solo nel 33% dei casi si tratta di un rapinatore solitario. Al top delle armi prescelte resta, a sorpresa, il coltellino, un banale taglierino (48%). Però sono in aumento i colpi messi a segno brandendo armi finte (4%), oppure semplicemente minacciando il bancario allo sportello (24%).
Sono quattordici le regioni dove i colpi allo sportello sono diminuiti: in Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. In aumento invece nelle restanti sei: Calabria, Lazio, Liguria, Molise, Sardegna e Toscana. Per difendersi dai rapinatori, le banche italiane spendono ogni anno oltre 700 milioni di euro. Nel 2009 circa la metà degli investimenti è stata destinata alle strategie anti-rapina (47%) attraverso tecnologia sempre più moderna: sistemi di allarme di ultima generazione (90% delle filiali); videoregistrazione utile per identificare i malviventi (87,5%); metal detector (54%); dispositivi biometrici (7,7%); videosorveglianza (16%); vigilanza privata (14,5%); dispositivi ad apertura ritardata (75,5%); tracciabilità delle banconote (2,5%); erogatore automatico di banconote (17,5%).
Armi e tiro, curiosamente, è l’unico giornale che pubblica un’ampia completa esposizione di quanto contenuto in un report dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) in tema di sicurezza e guardiania armata alle filiali delle banche. I dati sono pubblici ma vengono diffusi solo fra gli addetti ai lavori in maniera parziale, sicchè i dipendenti delle banche e i sindacalisti non hanno un quadro d’insieme sufficientemente esaustivo. Anche un osservatore distratto leggendo l’articolo ) si accorge di una prima incongruenza: il costo annuo che il sistema bancario affronta per la sicurezza è di circa 700 milioni l’anno (il che vuol dire che è tale da diversi anni), mentre quanto la criminalità riesce complessivamente a sottrarre alle pingui casse delle banche è la modesta cifra di 36,8 milioni di euro. Il risultato è stato ottenuto con le guardie armate alle filiali che – guarda caso – vengono ora sostituite con sistemi elettronici. Il fatto già di per sè insospettisce. Perché mai si modifica un sistema di vigilanza bancaria che ha funzionato nel migliore dei modi?
Facciamo qualche ipotesi. Sostituendo le guardie armate con i sistemi elettronici si sposta il costo della sicurezza dal conto economico dove confluiscono tutte le spese correnti per il personale e per i servizi che non possono essere soggette a benefici fiscali, detrazioni, abbattimenti e quant’altro al bilancio pluriennale. E’ in questo bilancio, infatti, che confluiscono gli investimenti i quali, godendo di detassazioni, benefici fiscali, possono essere oggetto di manovre di ammortamento a seconda delle esigenze dell’anno e degli utili prodotti (che magari la banca non vuole sottoporre a tassazione). Un’altra ipotesi potrebbe essere che sulla paga di una guardia c’è poco da giostrare, mentre sugli appalti i limiti li conosce solo il Padreterno. C’è poi da dire che gli appalti per la sorveglianza elettronica vengono concentrati ed affidati a grosse ditte lombarde, mentre gli stipendi delle guardie giurate rimangono sui luoghi in cui si svolge la vigilanza. Ogni agenzia del sistema bancario, pur nei più sperduti posti del sud e delle isole, faceva capo ad uno o più metronotte. Ora tutti questi posti di lavoro in particolare al sud andranno presto persi per non parlare poi di quel piccolo moltiplicatore che era la ricaduta verso il settore del piccolo commercio locale con gli acquisti fatti in armeria dell’arma d’ordinanza o del giubbotto antiproiettile che ogni metronotte possiede e che ha comprato in loco.

Infine, una considerazione: non impedire attraverso una guardia l’atto criminale ma il solo filmarlo per mettere le forze dell’ordine sulle tracce dei criminali oltre a mettere a rischio le vite di clienti e dipendenti scarica sulla collettività un costo economico e sociale,  la ricerca e cattura del colpevole filmato.

Fonte: www.italiainformazioni.com

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