Droni e sicurezza privata, tra limiti normativi e possibilità tecnologiche

30 Set 2015

di Ilaria Garaffoni

Droni-e-sicurezza-privataLa necessità di far volare il drone a portata di vista del pilota e il divieto di sorvolo su assembramenti umani: questi sembrano essere i limiti più ostativi allo sviluppo dei droni in ambito sicurezza privata, stando almeno alle rappresentanze di trasporto valori, vigilanza privata, security fisica e investigatori presenti a Dronitaly lo scorso 26 settembre. E tuttavia quando l’autorità non comprende appieno una tecnologia, perché è particolarmente innovativa o dinamica, nelle more, la limita al fine di evitare pericoli alla sicurezza pubblica (Vincenzo Acunzo, ministero dell’Interno). E poiché l’evoluzione normativa è fisiologicamente alla costante rincorsa della tecnologia, il rischio paralisi è davvero dietro l’angolo, soprattutto dopo la seconda, ancor più restrittiva release del Regolamento ENAC sui droni.

Tra sogno e realtà
Invero c’è chi già usa i droni nella sicurezza: Raffaele Zanè (ASSIV), vero apripista del settore in questo senso, fa volare droni con telecamere termiche nel laboratorio farmaceutico di una ASL e sta testando dei prototipi robotici. E c’è chi già pensa a visori a 360 gradi per governare il drone vedendolo dovunque e in qualunque direzione (Giulio Iucci, ANIE Sicurezza).C’è infine chi vorrebbe droni controllati da centrali remote che sorvolano smart city e sistemi integrati composti da radiomobili e APR, sognandoli talmente sicuri e automatizzati da renderli equiparabili alle auto (Antonio Finetto, ASSOVALORI).
Tutte ipotesi che – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – non comporterebbero necessariamente la perdita di posti di lavoro, ma al contrario riqualificherebbero il capitale umano disponibile.
Starà infatti alla guardia giurata pilotare l’APR e scegliere di utilizzarlo – che sia drone di aria, di terra o subacqueo – quando l’attività umana potrebbe risultare impossibile, rischiosa o inefficace.

Più robot, più lavoro?
Tutte prospettive che non devono quindi spaventare perché (stando almeno ad un’indagine Robotenomics) negli ultimi sei anni le aziende che hanno fatto un uso esteso dei robot hanno creato 1,25 milioni di nuovi impieghi.
E veniamo quindi all’aspetto lavorativo: in che modo la figura della gpg verrà influenzata dai droni? Il primo aspetto è la nascita (già battezzata, invero) della guardia giurata pilota di drone. Una nuova figura che si aggiungerà a quella che trasporta valori, sorveglia banche, porti, aeroporti, tribunali, bus e addirittura navi dalla minaccia dei pirati. Una figura che forse meriterebbe uno spazio nel decreto sulla formazione delle gpg di prossima emanazione.

Questioni aperte
Naturalmente vi sono ancora molte questioni giuridiche aperte: dall’impatto del drone sulla riservatezza personale, alle questioni assicurative (al momento non esistono polizze assicurative capaci di coprire tutti i potenziali pericoli), fino ai profili di diritto penale. E se è l’art. 615 bis c.p. (interferenze illecite nella vita privata) ad impensierire particolarmente gli investigatori privati nel potenziale uso di droni, è però la non meno florida industria dei rilevatori di droni (gli “antidroni”) ad aprire nuove opportunità di business nel controspionaggio industriale (Piero Provenzano, FEDERPOL). Certo è che la vera sfida, a livello tecnologico e giuridico, sarà una definizione dinamica ma corretta del necessario equilibrio tra sicurezza pubblica, diritto alla privacy e vantaggi della tecnologia dei droni (avv. Mauro Alovisio, Csig Ivrea Torino, Centro Nexa).

E la ricerca vola
E mentre il comparto sicurezza e la letteratura scientifica si interrogano su questi aspetti, la ricerca tecnologica è avanti mille anni con la Cloud Robotics (con droni che sono parte integrante dei tanti oggetti connessi alla rete, come veri smartphone volanti) e in futuro con i Connected Data Drones: soluzioni che permetteranno una più completa integrazione tra il drone, non solo dal punto di vista di dati in uscita, ma anche dal punto di vista del controllo centralizzato. Questi Smart Drones saranno quindi più sicuri, e potranno sfruttare algoritmi allo stato dell’arte per la navigazione (Gian Piero Fici, Joint Open Lab – Open Innovation – TIM).

In questo scenario, ancora tutto da scrivere e che viaggia a molte velocità diverse, si è convenuto di dar vita ad un tavolo tecnico per mettere a confronto esigenze del comparto sicurezza (incluse istanze normative e delle autorità tutorie) e stato dell’arte tecnologico, perchè talvolta le risposte sono già a portata di mano. vigilanzaprivataonline, che moderava la tavola rotonda a Dronitaly, si candida per portare avanti il dibattito sulle sue pagine virtuali e de visu. Stay tuned!

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