Tecnologia e Vigilanza Privata secondo Sipro: da costo ad investimento

04 Dic 2013

di Ilaria Garaffoni

Giulio Lucci SIPROLa vigilanza privata è in crisi: si legge ormai in tutte le analisi di settore.
Ma non sarà una crisi delle idee, più che una crisi congiunturale? Questo spiegherebbe la gara tra le Associazioni per trovare nuove aree di business dove gli Istituti possano rosicchiare marginalità più interessanti. C’è chi pensa a rinforzare la vigilanza tradizionale aprendo ad aree finora tabù, come le carceri o il bodyguarding, e c’è chi pensa che occorre spostare decisamente il baricentro sulla tecnologia. Curiosamente si tratta proprio della stessa azienda che, nel lontano 1996, aveva presentato al ministero dell’Interno il primo progetto di guardie giurate nelle carceri: il Gruppo Sipro.
Ne parliamo con Giulio Iucci, business development e marketing Manager del gruppo.

Dalle guardie nelle carceri al focus sulla dotazione tecnologica: cosa significa fare innovazione nella vigilanza privata?

Fare innovazione significa saper precorrere i tempi, quindi distinguersi e ovviamente rischiare.
Sipro si è interessata alle carceri sin dagli anni ’90 con un progetto mutuato dall’esperienza americana che prevedeva un mix di edilizia carceraria, tecnologie di sicurezza e guardie giurate.
Era un progetto integrato altamente innovativo, ma i tempi non erano maturi per recepirlo.
Negli stessi anni il gruppo operò una scelta di campo precisa, che si tradusse in importanti acquisizioni: decise di portare in azienda un knowhow tecnologico proprietario anziché limitarsi ad utilizzare tecnologia acquistata da terzi.
Spostando l’asse del triangolo uomini-tecnologia-procedure verso un modello che metteva la tecnologia al centro, abbiamo aggiunto all’offerta tradizionale dei servizi altamente innovativi, che trasformano la sicurezza da centro di costo ad investimento aziendale multifunzione.

Quindi avete diversificato l’offerta? Non solo uomini o non solo sicurezza?

Tutto questo ed altro ancora.
Siamo partiti dal presupposto di dover abbattere (lato cliente, ma anche lato azienda) i costi uomo ripetitivi e di trasformare i canoni della vigilanza in investimenti tecnologici ammortizzabili.
Il tutto aumentando il livello di sicurezza ed ottimizzando le risposte di intervento, in un’ottica di cost saving per il cliente e per il gruppo. La chiave è l’alta tecnologia, che è oggetto di sgravi fiscali e rientra nei piani di ammortamento.

Che tipo di tecnologia?

La tecnologia che forniamo, anche in comodato d’uso a mezzo canone, integra un software che gestisce i flussi video in automatico filtrando gli allarmi, ma anche gli eventi parametrati come anomali. Questo permette di sartorizzare il tipo di videoanalisi su ciascun cliente e di ritararla anche in corso d’opera. Se la guardia, allertata da un allarme, non interviene (magari perché minacciata, distratta, assente o collusa) verrà allertato il suo superiore. Se il ladro cambia strategia, si  possono modificare gli scenari ritenuti sospetti. L’intelligenza del sistema, costantemente misurabile dal cliente, ha quindi una forte valenza assicurativa, gestionale e manutentiva.
E non solo di sicurezza: il software è infatti in grado anche di fornire informazioni sul traffico e rilevazioni di marketing.

E le guardie giurate che fanno allora?

Intervengono solo se e quando serve, perché il software permette di discriminare i falsi allarmi, ma anche di diagnosticare malfunzionamenti o accecamento delle telecamere da remoto. Soprattutto intervengono nel modo più efficace, sapendo ciò che li attende e predisponendo le migliori azioni di risposta. Se però mi sta chiedendo se la tecnologia sostituirà il lavoro dell’uomo, le rispondo di no: la tecnologia video intelligente deve essere solo al servizio dell’uomo. Nella stessa misura in cui la formazione delle guardie deve essere posta anche al servizio della tecnologia.

Una strategia vincente che vi ha portato anche all’estero…

L’estero è più ricettivo in questo momento, non solo per i noti motivi congiunturali ma anche perché per certi aspetti è un territorio vergine, meno viziato da pregiudizi operativi o capitolati …old style.
In Italia ci stiamo rivolgendo con successo alla grande utenza e alle multinazionali che centralizzano i dati e alle banche. Per quest’ultimo target in particolare, ma anche per altri partner top, a partire da IBM, offriamo anche altri servizi “eccentrici” rispetto alla tradizionale offerta di vigilanza, come servizi di housing e piattaforma di controllo tecnologico, ai fini della Business Continuity e la Disaster Recovery. Nella sede romana abbiamo predisposto un datacenter estremamente performante e protetto da sistemi di sicurezza fisica a cerchi concentrici e personale dedicato h24.

Una vera Fort Knox: ma non si tratta di servizi informatici? Che c’entra la vigilanza?

L’informatica è ormai la parte più critica di qualsiasi business e sta al centro di qualsiasi politica di sicurezza: continuare a lavorare anche durante  l’occorrere di eventi avversi, ripristinando rapidamente i dati e le infrastrutture, è ormai un’esigenza imprescindibile per quasi tutte le organizzazioni. Pensiamo ad una banca: il tempo di inattività della rete bancomat potrebbe costarle di più, anche solo in termini di immagine, che una rapina milionaria.
Noi proponiamo strutture ridondanti e assistenza continua per garantire la continuità del business e il ripristino delle funzioni. Si chiama sicurezza, quindi è il nostro lavoro. Ma non forniamo servizi di sicurezza informatica: il nostro datacenter si limita ad ospitare server esterni in housing.

Quali margini di sviluppo ipotizzate per questi servizi così particolari?

La direttiva europea 2008/114/CE, recepita in Italia nel 2011, promuove le metodiche di protezione delle infrastrutture critiche (energia, trasporti, telecomunicazioni), presupponendo azioni di parte governativa ma anche da parte dei singoli privati. E chi si occupa professionalmente di sicurezza è il candidato naturale a promuovere la diffusione di una cultura della sicurezza orientata sui sistemi, sui processi e sull’automazione.

…Automazione?

Siamo convinti che sicurezza, impianti e automazioni, quindi risparmio energetico e impatto ambientale, siano tematiche che devono ormai procedere a braccetto. Per questo abbiamo messo in campo una piattaforma tecnologica scalabile per gestire da remoto, attraverso la nostra centrale di monitoraggio, non solo gli allarmi relativi alla sicurezza fisica ma anche la building automation (climatizzazione, domotica etc).

Insomma, che resta della Sipro che faceva vigilanza?

Resta tutto: vigilanza, trasporto e contazione valori, piantonamento, intervento su allarme.
Ma a questi funzioni storiche e consolidate si affiancano proposte tecnologiche evolute, gestione completa dell’impiantistica, housing di datacenter. La sicurezza si può declinare in molti modi.

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