Guardie giurate e vigilanza privata: nessun equo indennizzo per causa di servizio

27 Set 2013

di Ilaria Garaffoni

Un “curioso caso” riguarda la categoria degli appartenenti ai corpi delle Guardie Particolari Giurate.
Curioso quanto sinonimo di una grave ingiustizia ed altresì indicativo di quanto la categoria sia presa a buon cuore dai politici ma anche di quanto la stessa categoria sia passiva ed arrendevole di fronte a ciò che le viene tolto e negato.
E’ la questione dell’equo indennizzo, nota dolens di un Governo nato per fare grandi cose e morto per averne fatte di dannose, il Governo Monti. Giuseppe Alviti entra nel dettaglio della questione.

Il D.L. 201 del 6 dicembre 2011 c.d. “Salva Italia” contenente “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici” (pubb. G.U. n. 284 del 6-12-2011 – Suppl. Ordinario n.251), convertito con modificazioni dalla L. 22 dicembre 2011, n. 214, in vigore dal 6 Dicembre 2011, all’Art. 6 (Equo Indennizzo e Pensioni Privilegiate), ha abrogato la procedura inerente la cosiddetta causa di servizio.
Dice la disposizione: “Ferma la tutela derivante dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica, inoltre, ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, nonche’ ai procedimenti per i quali, alla predetta data, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonche’ ai procedimenti instaurabili d’ufficio per eventi occorsi prima della predetta data”.

Praticamente noi siamo finiti in un unico calderone di chi NON HA DIRITTO a questo istituto, ottenendo formalmente il messaggio che ciò che ci accade in servizio e per servizio è solo ed esclusivamente un AFFAR NOSTRO!
Si dice Equo Indennizzo per Causa di Servizio. Il procedimento a cui dobbiamo rinunciare, grazie a Monti e a chi lo ha appoggiato, è quello diretto al riconoscimento della dipendenza da causa di servizio di lesioni o infermità contratte dal dipendente ed alla concessione dell’equo indennizzo per conseguente menomazione dell’integrità fisica, psichica o sensoriale o per morte. Il riconoscimento della causa di servizio è presupposto necessario per la concessione dell’equo indennizzo.

In pratica, vediamola così: durante un bel turno serale si fa un intervento congiunto con la Polizia di Stato, i Carabinieri o la Guardia di Finanza per una segnalata rissa in un pubblico esercizio, un problema di schiamazzi su una pubblica piazza.
Quella sera incontriamo le persone sbagliate, quelle che non hanno niente da perdere, la fortuna non gira a nostro favore e ci ritroviamo in diversi operatori in ospedale con gravi lesioni.
Da quella sera il nostro fegato, la nostra milza, il nostro occhio o il nostro udito ma anche la nostra stessa vita varranno meno di quella dei colleghi del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.
Per noi (lavoratori che devono avere una certa salute fisica, in ragione delle mansioni che dobbiamo ricoprire) e per i nostri familiari (che basano sul nostro sostegno economico una normale qualità di vita) non ci sarà altro che una pacca sulla spalla.
Per gli altri ci sarà il riconoscimento della causa di servizio ed un equo indennizzo.

Salta agli occhi che si tratta di una vera DISCRIMINAZIONE, per giunta INACCETTABILE! Operatori che fanno lo stesso lavoro, che corrono gli stessi rischi, che hanno gli stessi disagi e che lavorano per “la stessa pagnotta” hanno tutele diverse.
Adesso quindi, cari colleghi, cominciate a darvi una svegliata e smettete di pensare che, smarcate le sei, sette etc ect ore, siete a posto. Di sei ore ve ne aspettano parecchie, prima di arrivare alla pensione!

Giuseppe Alviti

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