Ordine pubblico e vigilanza privata a convegno

26 Giu 2025

di Ilaria Garaffoni

Serva ordinem et ordo servabit te (proteggi l’ordine e l’ordine ti proteggerà): un motto agostiniano che è stato reinterpretato con diverse chiavi di lettura il 25 Giugno nella quanto mai appropriata location della Chiesa di San Silvestro al Quirinale. Un appuntamento di alto profilo istituzionale, giuridico e sindacale su “Diritto della sicurezza e sicurezza dei diritti nell’anno Giubilareche ha visto alternarsi al pulpito (sic) il Vicepresidente alla Camera Giorgio Mulè e le più alte cariche di sicurezza della Capitale, dal Prefetto Lamberto Giannini al Questore Roberto Massucci (in foto).

Il concetto di sicurezza come responsabilità diffusa, che tocca educazione e rispetto quali principi fondativi di quell’ordine che protegge, è stato declinato dall’On. Mulé partendo dal tema del diritto alla sicurezza che titolava l’evento, e da quella forma surrettizia di inversione dell’onere della prova che porta oggi ad una sorta di presunzione di colpevolezza avverso le Forze dell’Ordine, tale per cui si arriva a dover inasprire le sanzioni per quanti non rispettano prescrizioni basilari come l’alt stradale. La risposta, ha concluso il Vicepresidente Mulè, sta nel percorso educativo a monte: dalla famiglia all’istituzione scolastica, occorre educare al rispetto di chi rappresenta lo Stato.

Il Prefetto Giannini si è soffermato sul tema dell’aspirazione alla scalata criminale, che attrae sempre più giovani con il miraggio di facili guadagni, ad oggi non compensati dal deterrente della sanzione. La battaglia contro il crimine si vincerà solo, ha continuato il Prefetto, quando delinquere perderà il suo potenziale attrattivo e quando le FFOO non saranno più costrette a subire la mortificazione di doversi difendere per aver esercitato degli atti dovuti. In questo senso, ha concluso, non sarebbe pienamente efficace neanche lo scudo penale per gli agenti, analizzato proprio ieri alla Camera dal ministro Nordio in risposta alle interrogazioni di FdI e Lega.

Il Questore Massucci, nel ripercorrere i momenti di maggior tensione vissuti nei tre eventi giubilari di cui ha avuto la responsabilità (Giubileo straordinario della Misericordia del 2015, Giubileo del 2000 e quello attuale), ha ricordato che gestire eventi di tale portata richiede un ulteriore irrobustimento dell’amicizia istituzionale per rispondere alle emergenze, ma che la chiave del successo resta la prevenzione. È quindi essenziale allargare questo “dialogo amicale” a giovani, imprese e cittadini in un’operazione di sartoria sociale che possa gettare le basi per costruire quell‘ordine, di agostiniana memoria, che è fondamento di una percezione distribuita di sicurezza.

E per portare il contributo della sicurezza privata nella costruzione di tale percezione nel tessuto urbano, è intervenuta la Presidente di UNIV Anna Maria Domenici, ricordando che per il 71,3% degli italiani il solo vedere una divisa di sicurezza privata genera un senso di rassicurazione e il 73,5% dichiara di avere fiducia nelle guardie giurate (fonte UNIV-Censis). Perché allora, ha chiesto Domenici, non si pagano adeguatamente i servizi? Perché possono servire 6 mesi per abilitare un operatore? E perché mancano adeguati meccanismi di revisione prezzi nelle gare d’appalto, a fronte di un rinnovo del CCNL della vigilanza privata che ha aumentato il costo del lavoro del 40%?

Tutte domande di sicuro interesse per chi ha scritto il “Manuale di Pubblica Sicurezza” edito da UTET-IPSOA e da oggi disponibile nelle librerie. I curatori Luca Della Ragione (G.i.p. Tribunale di Napoli, Università “Federico II” di Napoli), Domenico Antonio Scala (già DiGe della Polizia di stato, Prof. Università Sapienza, Viterbo, UNINT, UniMarconi) e Pierluigi Zarra (Comm. Polizia di Stato, già Avvocato del Foro di Roma, Università di Foggia e Siena), hanno dato qualche prima risposta. Le successive, nel testo integrale. Un grazie all’Associazione Lex et Ars per l’interessante invito.

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