Tra crisi e opportunità per la Vigilanza Privata, il Covid secondo Fidelitas

07 Lug 2020

di Ilaria Garaffoni

Un’intervista dal cuore pulsante di Bergamo, epicentro dell’epidemia, che tuttavia mostra energia, coraggio e una certa dose di ottimismo per un futuro che, nella sua innegabile complessità, presenta anche delle opportunità. Il Covid ha infatti impartito alcune lezioni che il comparto vigilanza privata dovrà saper assimilare riformulando la propria offerta in chiave consulenziale e hi tech e strizzando l’occhio ad un mercato sinora poco esplorato: il residenziale. Ne abbiamo parlato con Luigi Ferrara, Vicepresidente del gruppo Fidelitas controllato da Franco Gnutti Holding, che con 110 milioni di ricavi, 16 filiali e oltre 2000 dipendenti ha rimodulato la propria attività anche sulla base della crisi sanitaria.


Il quartier generale del gruppo è a Bergamo, nell’epicentro italiano dell’epidemia. Che bilancio potete fare ad oggi dell’esperienza Covid?

Quello che si è visto in televisione corrisponde al vero: Bergamo ha vissuto momenti estremamente duri e drammatici, nei quali pareva di camminare in scenari di guerra. Nonostante questo, e nonostante le gravi difficoltà economiche di molte realtà committenti rimaste a lungo chiuse, i rami aziendali  della vigilanza tradizionale e dei servizi fiduciari hanno sostanzialmente tenuto, anche per le richieste di nuovi servizi legati all’emergenza.
Il volume di questi servizi non è però stato sufficiente a mitigare il forte calo nel settore aeroportuale e il crollo verticale della circolazione del contante, che ha toccato picchi di -75% tra marzo e aprile. Stiamo ora gradualmente recuperando, ma si registra ancora un -30% in ambito bancario e un -20% nella grande distribuzione organizzata.
Come molti, siamo dovuti ricorrere in parte alla cassa integrazione, anche se il vero interrogativo riguarda l’autunno: lì sarà il banco di prova per verificare quanto morderà la crisi e per misurare l’efficacia dei provvedimenti del Governo a sostegno delle imprese.

Ha citato il trasporto valori: sul fronte politico sembra ravvisarsi un orientamento diretto all’abolizione del contante, demonizzato peraltro quale vettore di contagio. Cosa ne pensa?

Mi preoccupa non poco, anche perché la correlazione tra contante e pandemia non è francamente comprensibile né suffragata da evidenze scientifiche, per quanto mi consta. Ritengo si tratti della Covid-edition della storica guerra al contante volta ad incentivare l’uso della moneta elettronica. Guerra che peraltro non ha sinora avuto troppi risultati, visto che negli ultimi 20 anni il contante è sempre stato in crescita. Certo è che ulteriori attacchi alla circolazione del contante potrebbero incidere negativamente e in modo strutturale sul trasporto di valori e sull’attività di contazione e trattamento di banconote e monete.

Un futuro che si prospetta quindi a tinte fosche e che tuttavia dovrà essere immaginato tenendo presente la lezione che ci ha impartito il Covid. Come sarà la vigilanza privata dell’era post pandemica?

Immagino un’integrazione sempre più spinta tra uomini – competenti e formati – e tecnologie affidabili e flessibili. L’offerta dovrà essere riformulata in chiave più consulenziale e di servizio. Durante questa pandemia, tecnologie come i braccialetti per garantire il distanziamento sociale, i termoscanner e i sistemi contapersone hanno mostrato il proprio valore aggiunto anche in termini di “sicurezza sanitaria” . Saper proporre soluzioni usando al meglio le tecnologie e mettendo la propria esperienza e competenza al servizio del committente, vuol dire avere in mano una carta vincente.
E chi meglio degli operatori della sicurezza privata?

Ritiene in sostanza che i nuovi servizi agevolati dal Covid (rilevazione temperatura, controllo del social distancing etc) potranno essere proposti anche in futuro?

Al netto del fatto che siamo ancora in fase di decretazione d’urgenza (e questo offre diverse licenze anche a livello privacy, che non è detto saranno poi mantenute nel tempo), il Covid ha però posto sotto i riflettori l’importanza di disporre realmente di modelli di emergenza da mettere in campo a livello nazionale, regionale e anche delle singole imprese. Forti di questa lezione amara, forse dovremmo cominciare a pensare che alcuni servizi, tecnologie e presìdi che oggi fanno parte di misure emergenziali potrebbero essere mantenuti attivi nel tempo. Il Coronavirus ci ha insegnato che la pandemia non è una fantasia cinematografica: tenere sotto costante controllo i rischi sanitari, peraltro con mezzi e procedure già in atto oggi, sarebbe, credo, una scelta di responsabilità.

Il lockdown ha trasformato la casa in un hub di connettività, lavoro, scuola, sicurezza, comfort. Il telesoccorso ha poi mostrato il suo volto sanitario, sostenendo soprattutto le fasce più deboli, costrette ad un isolamento prolungato. Si potrebbe forse partire proprio dal Covid per lanciare un mercato mai realmente decollato, come il residenziale? 

La pandemia ha mostrato a tutti la qualità del nostro lavoro: le guardie giurate e gli addetti alla sicurezza fiduciaria hanno dimostrato ancora una volta abnegazione, sono stati chiamati eroi e insigniti dal Presidente Mattarella, sfatando la narrazione distorta alla Vito Catozzo che ha spesso afflitto il comparto.
Il momento per affrontare in modo professionale un mercato ampio e massivo come il residenziale sarebbe quindi sicuramente oggi. Le imprese di sicurezza e vigilanza devono però sapere che riuscire in questo mercato richiede competenze e cultura di impresa adeguate, un serio e circostanziato progetto di marketing e una rete di vendita preparata per gestire questo target. Non dimentichiamo che le aziende del nostro settore dispongono di una reale presenza capillare h/24 di uomini sul territorio che, unita alla gestione dei segnali e delle tecnologie da parte di moderne Centrali Operative certificate, garantisce un valore aggiunto di cui solo le imprese di vigilanza privata dispongono: sta dunque al settore trasformare tutto questo in un’arma competitiva.

Cosa direbbe a Conte?

Che servono provvedimenti concreti, di facile accesso e soprattutto rapidissimi. Alle imprese il supporto e la liquidità servono adesso: tra due mesi si rischia di arrivare a curare il paziente quando è già morto.

A chi vorrebbe fosse rivolta la prossima intervista di VPOnline?

Sarebbe di sicuro interesse intervistare un rappresentante della Banca d’Italia. La Banca Centrale Italiana, infatti, anche in questo periodo di emergenza sanitaria ha svolto con autorevolezza un ruolo fondamentale sul fronte del coordinamento di tutti i soggetti della filiera del contante: clienti, fornitori, associazioni di categoria.

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