In un paese “normale” nessuna regola potrebbe essere ignorata senza conseguenze. Invece nella sicurezza privata succede che le aziende non si certificano (e sarebbe obbligatorio), che le stazioni appaltanti (anche quelle pubbliche) violano le leggi e che nel mercato regna il caos concorrenziale e contrattuale, con conseguenze esiziali per i lavoratori. Ne abbiamo parlato con Stefano Franzoni, Segretario Nazionale Uiltucs-UIL, che ci ha aggiornato sul rinnovo del CCNL.
A convegno ha dichiarato che l’unico modo per imporsi rispetto al Ministero del Lavoro e alle altre autorità tutorie è mettere sul piatto i veri numeri delle rappresentanze del settore, lato lavoratori ma anche lato datori di lavoro. Con quali modalità?
Le Confederazioni datoriali e sindacali hanno sottoscritto specifici Protocolli in cui sono concordate criteri e modalità per la misurazione: nel caso delle OO.SS., si fa riferimento ad alcuni indici (es. numero iscritti, voti nelle elezioni RSU, numero vertenze individuali) certificabili. Per le imprese non è stato ancora individuato, ma è possibile farlo.
Acquisendo credibilità verso le istituzioni si potrebbe pretendere che venisse fatta chiarezza sul piano contrattuale e che almeno le stazioni appalti pubbliche rispettassero le normative sugli appalti e le norme speciali del settore?
Parti Sociali, aderenti alle Confederazioni più importanti, il cui grado di rappresentatività sia misurato in modo oggettivo e certificabile, firmano CCNL cui tutti i soggetti dovranno riferirsi. Vale per le stazioni appaltanti in base al nuovo Codice degli appalti pubblici, vale per le considerazioni che la magistratura del lavoro ha fatto in questi anni, vale per la parte politica che ha più volte “sventolato” l’ipotesi di una legge sulla rappresentanza. Se a questo risultato arrivassero le Parti Sociali in modo autonomo, si potrebbe persino mettere tutti davanti ad un lodevole fatto compiuto!
Veniamo allora al tema del contratto: i lettori mi chiedono a che punto siamo con il rinnovo e come si intende procedere.
Stiamo procedendo in un clima tranquillo, affrontando i “presupposti” del nuovo CCNL. Un CCNL che deve dire con chiarezza a chi si rivolge: per la UILTuCS si deve parlare di Vigilanza e Sicurezza privata, perché l’abuso del termine “portierato” ha ingenerato confusione all’esterno e sminuito il lavoro di queste persone.
Il CCNL rappresenta il “cuore” del sistema di regole, dal quale discendono articolazioni importanti come la bilateralità, la previdenza e l’assistenza sanitaria integrative: va realizzata una profonda riforma di questi istituti, sulla falsariga di quanto realizzato in altri settori, onde rendere concreto ed evidente il beneficio in termini di servizi e prestazioni.
Sulla contrattazione integrativa sono emerse sensibilità diverse: sono anni che langue, forse il livello provinciale non è più idoneo… Ma per la UILTuCS il secondo livello di contrattazione è indispensabile ed andrebbe meglio valorizzato: l’organizzazione del lavoro, ad esempio, può essere materia sulla quale ci si confronta a livello aziendale e si concordano le soluzioni più confacenti ?
Al convegno ha parlato di un contratto “di filiera” e di meccanismi di sblocco delle risorse ed implementazione del welfare. Cosa si intende?
La “filiera” è l’insieme delle attività che sono riconducibili alla Vigilanza e Sicurezza privata: se è chiaro che la guardia particolare giurata è la figura tipica, in questi anni altri servizi hanno assunto una dimensione rilevante nel mercato. Chi vigila all’accesso di quei siti pubblici o privati svolge una funzione di controllo da cui dipende la sicurezza di beni e persone: può anche non necessitare di un titolo specifico, ma non è paragonabile al “portiere di condominio”. Inoltre, può accadere che, in un appalto integrato, venga richiesto anche lo svolgimento di attività di reception o centralino: si tratta sicuramente di funzioni accessorie e complementari al servizio principale di sicurezza.
Tutto ciò che non rientra nel concetto di Sicurezza, appartiene ad altro CCNL.
L’attenzione al welfare è cresciuta in questi ultimi tempi. Non bisogna inseguire l’argomento del giorno, occorre confermare l’impostazione assunta nei precedenti CCNL (abbiamo regolato bilateralità, previdenza e assistenza sanitaria integrative quando altri nemmeno ne facevano cenno!), ma operare tutti i cambiamenti necessari per adeguarli alle nuove esigenze ed ai bisogni dei lavoratori.
Un’impresa su cinque è stata costituita negli ultimi due anni, tre imprese su quattro esistono da meno di 15 anni e più le imprese sono giovani e più sono microdimensionate: questa “giovinezza del settore” va interpretata come un buon segno oppure no?
Può esserlo se “giovane” corrisponde a “intraprendenza”, “idee”, “innovazione”. Purtroppo vi sono molti casi in cui si rivela “improvvisazione” o “ridenominazione”.
Il mercato è caratterizzato da una domanda crescente, ma non chiara: convivono richieste di servizio efficiente e tecnologicamente avanzato, domanda di servizi tradizionali a costi inferiori, servizi spuri a costi marginali. Questa situazione permette a molti soggetti di “entrare” nel settore; non tutti dispongono però delle capacità finanziarie, manageriali, organizzative per realizzare iniziative qualitativamente alte, mentre altri si inseriscono per meri fini speculativi o, addirittura, al limite della legalità.
Ad aprile il mercato contava 1326 imprese, delle quali solo 376 risultavano essere certificate. Il progetto di riqualificazione del settore attraverso la certificazione si è dunque rivelato fallimentare?
In un Paese “normale”, una norma dello Stato viene applicata; se si rivela imperfetta, viene modificata; non esiste il caso di una norma che rimane vigente, ma ignorata.
Girerei al Ministero dell’Interno questa considerazione e pretenderei una risposta.
In un dialogo diretto con la politica, quali sarebbero dunque le istanze di Uiltucs-UIL per il settore vigilanza e sicurezza privata?
Esattamente la stessa considerazione di cui sopra. La riforma del DM 269/2010 è stata una scelta importante, ancorché non esaustiva. Si possono fare ulteriori passi avanti, ma non si può arretrare solo perché l’apparato istituzionale non svolge le sue funzioni: Prefetture, Questure, Ministero del Lavoro e, adesso anche ANAC sono inadempienti.
Se i cittadini sapessero che, mentre la politica in televisione sbandiera le esigenze di sicurezza del Paese e afferma di volerle soddisfare, le istituzioni quotidianamente se ne disinteressano… Salvo poi piangere tutti insieme quando ci sono le vittime!
A chi mi suggerirebbe di rivolgere le domande che oggi ho posto a lei?
A tutti i soggetti interessati al settore, ognuno per la propria competenza. Il Sindacato vuole svolgere positivamente il proprio compito, ma non può sostituirsi ad altri ed i lavoratori non possono più accettare di subire le conseguenze delle inefficienze altrui.