Pungenti e ricchi gli interventi, sala piena a attenta fino all’ultima relazione per un convegno dai contenuti particolarmente attuali in una città come Roma, i cui appalti sono ormai costantemente commissariati. Questo il bilancio del Convegno organizzato il 9 settembre da Federsicurezza presso la sede nazionale di Confcommercio sul tema “Vigilanza privata, appalti e CCNL: nuove prospettive di sviluppo e di evoluzione del settore”. Un panel di tutto rispetto, con il Consigliere dell’Autorità Anticorruzione Michele Corradino e l’Assessore alla Legalità, trasparenza, contratti, appalti del Comune di Roma, Alfonso Sabella, che hanno letteralmente avvinto la platea con l’irruenza dei loro interventi. Con più ottimismo il primo, con più cinismo il secondo. Nel primo caso, legato alle speranze che l’ANAC possa realmente – quindi con gli strumenti necessari – assumere un ruolo guida di terzo imparziale del processo di aggiudicazione degli appalti; nel secondo caso legato all’amara constazione dello scarso livello di preparazione medio delle dirigenze delle PA – che, sommato all’alto tasso di corruttela, provoca situazioni di stallo spesso non meno pericolose delle assegnazioni pilotate.
Michele Corradino, Consigliere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha aperto i lavori illustrando le recenti Linee Guida Anac per l’affidamento del servizio di vigilanza privata, frutto di un percorso condiviso al quale hanno preso parte anche le associazioni di categoria aderenti a FederSicurezza. Linee Guida che, come prima cosa, intimano uno stop alla commistione tra servizi di vigilanza privata e portierato, “censurando la prassi sempre più diffusa – ha spiegato Corradino – dell’affidamento, da parte delle stazioni appaltanti, di servizi di portierato, global service e servizi integrati al posto della vigilanza privata. Anche per questo è necessario che la normativa Anac diventi realmente vincolante per gli enti pubblici, così come sarebbe auspicabile una concreta riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti, come già accade nel resto d’Europa”.
Sulla controversa questione delle tabelle ministeriali del costo del lavoro, che ovviamnete non ha soddisfatto il settore, il consigliere ha chiarito come sia la normativa comunitaria a “non consentire di considerarle alla stregua di un parametro assoluto e inderogabile” per la verifica di congruità dell’offerta, ferma restando la possibilità di considerarne il mancato rispetto come “sintomo di anomalia” della stessa. Discorso analogo per la clausola sociale – detta anche di assorbimento del personale impiegato dal precedente aggiudicatario, in caso di cessazione dell’appalto e subentro di nuove imprese appaltatrici, a garanzia della continuità del servizio e dell’occupazione. Tale clausola, coerentemente con quanto affermato dalla giurisprudenza, “non va intesa come obbligo di totale riassorbimento dei lavoratori del pregresso appalto, ma è da ritenersi valida nei limiti del dimensionamento e dell’organizzazione dell’impresa, in ogni caso da dimostrare”.
Sulla stessa linea Alfonso Sabella, Assessore alla Legalità, trasparenza, contratti, appalti, beni confiscati alla mafia, contrasto all’usura e Polizia Locale di Roma Capitale, per il quale la clausola sociale “va interpretata nel rispetto dell’organizzazione diversa delle imprese e del progresso del Paese. Una strada percorribile potrebbe essere quella di riconoscere un punteggio aggiuntivo a chi garantisce la tutela di un determinato livello occupazionale, ma senza automatismi assoluti potenzialmente penalizzanti”.
Imprescindibili, per l’assessore Sabella (nonché Magistrato in terre difficili come quelle siciliane), “meccanismi seri a garanzia della trasparenza di commissioni aggiudicatrici e componenti – rispetto ai quali Roma Capitale, a gennaio, ha addirittura istituito appositi Albi per l’individuazione tramite sorteggio, oltre che per la verifica delle offerte anomale”.
“E’ specialmente in un settore particolare e delicato come la vigilanza privata – ha concluso – che Pubblica amministrazione, Parti sociali e Imprese devono collaborare, dando voce soprattutto alle ultime, che hanno la cognizione concreta della situazione attuale”.
Delicatezza e peculiarità del settore, insieme all’importanza delle consultazioni e della concertazione con le Associazioni di Categoria, sono state ribadite anche dal Vice Prefetto Castrese De Rosa del Dipartimento di Pubblica Sicurezza presso il Ministero dell’Interno, che ha ripercorso la significativa attività portata avanti in tal senso dal Ministero nel corso dell’ultimo anno. Ed ha aggiunto, riprendendo un tema aperto dall’Assessore Sabella, un appello ai vertici delle Amministrazioni locali a non temere la giustizia: l’iperfetazione di norme, direttive, circolari applicative cavilli e codicilli spesso intimorisce il funzionario il quale, per non esporsi, talvolta preferisce mantenere le pratiche in situazioni di stallo o scegliere la strada più facile per evitare verifiche. “La giustizia invece non deve essere temuta se si hanno le carte in regola e se ci si è mossi con la preparazione e la diligenza richiesta”.
Per Francesco Rivolta, Direttore Generale di Confcommercio, “la sicurezza è pre-condizione per lo sviluppo economico del Paese: non a caso, maggiore è il tasso di insicurezza, minore è il livello di sviluppo economico. Confcommercio e Federsicurezza hanno fatto fronte comune perché nel disegno di legge delega per il recepimento delle direttive europee sia riconosciuto il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’assegnazione degli appalti pubblici: in un settore delicato e a forte valenza sociale come quello della vigilanza privata non è pensabile guardare al mero dato economico, tralasciando gli aspetti tecnici e qualitativi del servizio. In ogni caso, non va dimenticato che la sovrapproduzione normativa è inversamente proporzionale al tasso di legalità del Paese, e l’Italia, oggi, non dà sicurezza alle imprese. L’azione sindacale che vogliamo promuovere è la semplificazione normativa”.
Roberto Cerminara, Responsabile Commercio e Legislazione di Confcommercio, si è detto “ragionevolmente soddisfatto” per il ddl di recepimento delle direttive in materia di appalti, nonostante la preoccupazione rispetto ad altre proposte di legge in cui sembra si torni a fare – non si sa nemmeno fino a che punto cosapevolmente – confusione tra vigilanza privata e portierato (AC2475, ‘Disposizioni in materia di servizi anche integrati di gestione degli immobili e disciplina delle gare di appalto ad essi relative’, ndr), e ha ribadito la “ferma intenzione della Confederazione, con il costante coinvolgimento di FederSicurezza, di restare vigile soprattutto nella fase attuativa”.
Particolarmente attento, fin dagli albori della questione, è stato anche il CoESS, Confederazione Europea dei Servizi di Sicurezza, nel cui Board of Directors ed Executive Committee FederSicurezza rappresenta da sempre, in via esclusiva, il nostro Paese. Antonello Villa, membro del Board, ha illustrato l’attività della Confederazione, parte attiva fin dal 2012 nella “controversia” tra offerta economicamente più vantaggiosa e massimo ribasso, “anomalia” – ha precisato – non esclusivamente italiana. “Nel 2012, insieme ad UNI-Europa, CoESS ha inviato una posizione congiunta alla Commissione europea su quattro aree (criteri di aggiudicazione, offerte anormalmente basse, governance e aste elettroniche), sottolineando soprattutto l’esigenza di vietare l’aggiudicazione in base unicamente al criterio del prezzo più basso, preferendo quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. CoESS e Uni-Europa, con il sostegno finanziario dell’Unione europea, hanno inoltre elaborato il Best Value Manual, la cui versione italiana – revisionata da FederSicurezza – Servizi di vigilanza privata: la qualità negli appalti è stata recentemente rilasciata”.
Come di consueto, ha tirato le fila del discorso e chiuso i lavori il Presidente di FederSicurezza Luigi Gabriele, impostando il proprio intervento sul concetto di innovazione.
“Il nostro comparto – ha dichiarato – è concettualmente senescente, al pari del nostro contratto, a dir poco fatiscente, fondato su una struttura portante pensata nel primo dopoguerra e che si ripete quasi immutata ad ogni rinnovo, ricorrendo per quattro quinti ad uno svilente copia e incolla. I tempi sono profondamente cambiati e richiedono inevitabilmente un taglio diverso, ed è impensabile che a una diversa regolazione del nostro mondo non corrisponda una sufficiente capacità di autoregolamentazione del settore stesso”. “Basta con la conservazione a oltranza dell’esistente per paura dell’innovazione – ha concluso Gabriele –, è tempo di cambiare registro e di ragionare in termini di valore del nostro servizio: la palestra del rinnovo del CCNL della vigilanza privata, in proposito, potrà rappresentare un ottimo momento di riflessione innovativa”.