La chiamano “quota Poggioreale”. È a carico di gran parte dei circa 5 mila agenti di sicurezza privati del Napoletano, costretti a cedere, ogni mese e sottobanco, il 20 per cento dello stipendio per le famiglie di carcerati. I primi a pagare il pizzo insomma, sono le guardie giurate che dovrebbero contribuire al controllo del terrirorio, gravate anche da un altro «tributo»: circa 20 mila euro, da sborsare in contanti per venire assunti in molti degli istituti che cannibalizzano il settore.Sono 38 a Napoli e provincia, dove le famiglie camorriste scanno tornando a gestire da sé gli istituti di vigilanza nei propri quartieri. E così il pizzo, oltre che ai propri uomini, è imposto ai clienti sotto forma legale. Un andazzo degenerato con gli anni. Troppi, tanto che la prefettura ha messo insieme una speciale squadra di esperti (Ispettorato del lavoro, Agenzia delle entrate, Guardia di finanza, Polizia, sindacati, Inps e Inail) che ha già portato al ritiro di sei licenze; altrettante le revoche in cantiere. “L’emergenza vigilanza è come l’emergenza Vesuvio” dice il presidente di Federsicurezza, Luigi Gabriele, per il quale «il problema di base è il mercato: servizi offerti sotto costo da Istituti poco puliti che spiazzano quelli legali».
Da qui una proposta: “Bisognerebbe commissariare tutto il settore, dando alla prefettura la gestione degli appalti in modo da far pagare i servizi a prezzi che rispettino i costi”. Complessivamente sono 28 i fascicoli aperti dalla task force. Il più delicato ha portato alla chiusura di uno degli istituti leader, la International Securiry Service dei fratelli Buglione per una “inconfutabile collusione con la malavita organizzata”. Sono così rimaste a casa circa 450 guardie giurate, che si aggiungono ai 600 disoccupati di altri istituti, chiusi non per camorra ma per l’altro bubbone: l’evasione generalizzata dei contributi previdenziali. Milioni di euro sottratti allo Stato e per i quali sono alle porte ulteriori revoche tali da far raddoppiare il numero dei disoccupati. Agenti carichi di rabbia, pronti a proteste o a bussare alla camorra per lavorare. Pagando, prevedibilmente, la «quota Poggioreale». (G.c.)
Fonte: Panorama 13-MAG-2010