Spagna: le guardie giurate spagnole arrestano e perquisiscono? La bufala della riforma della legge sulla sicurezza privata

14 Gen 2014

di Ilaria Garaffoni

Mr-Coba-sNiente detenzioni arbitrarie, arresti, perquisizioni o interrogatori: la riforma della legge spagnola sulla sicurezza privata approvata lo scorso 10 dicembre dalla locale Camera dei Deputati non autorizza le guardie giurate a funzioni paramilitari, come si è da più parti letto. Lo stesso “fermo di polizia”, oggetto di un’accesa polemica nel Parlamento spagnolo, è ammesso solo “in relazione all’oggetto del proprio ambito di protezione o della propria azione e della immediata messa a disposizione di essi alle Forze e dei Corpi di Sicurezza dello Stato”. Ciò che peraltro qualsiasi cittadino spagnolo può fare. Insomma, i titoloni sui giornali erano una solenne bufala. Il Presidente di Aproser (che rappresenta il 70% delle imprese che erogano servizi di sicurezza privata in Spagna) ha spiegato in esclusiva a www.vigilanzaprivataonline.com che la riforma si limita ad incorporare le diverse facoltà già acquisite nel tempo dalle guardie giurate spagnole in base ai decreti che si sono susseguiti a partire dal varo della precedente legge nel 1992. Professionalizzate con uno dei piani di formazione più completi d’Europa, le guardie giurate spagnole hanno infatti progressivamente assunto funzioni di vigilanza privata nelle infrastrutture critiche, VIP protection, antipirateria e sicurezza carceraria. Sentiamo cosa dice Eduardo Cobas.Intervista a Eduardo Cobas, Presidente di Aproser

Le legge spagnola sulla sicurezza privata è stata appena riformata. Quali sono i contenuti della riforma?

La riforma semplicemente aggiorna la ratio dei servizi di security privata, riducendo il carico burocratico ereditato dal precedente impianto normtivo. La legge ora riformata ha visto del resto la luce in un 1992 caratterizzato da uno scenario molto diverso, in particolare sotto il profilo del rischio per gli operatori della sicurezza. La legge ora riformata di fatto incorpora i diversi decreti che sono stati emanati negli ultimi anni, facendo ulteriore chiarezza tra prerogative di security pubblica e ambito di operatività del settore privato.
Ed è bene qui ricordare che negli ultimi 20 anni la vigilanza privata spagnola ha sempre operato con un altissimo livello di professionalizzazione in tutti gli ambiti di intervento. Le guardie giurate spagnole sono tra le più qualificate d’Europa, non solo per l’elevato ammontare di ore di formazione richieste, ma anche perché le autorità competenti operano una valutazione autonoma e un esame prima di autorizzare la licenza. Per questo, nonostante siamo favorevoli a valutare nuovi collegamenti con l’impianto di formazione, siamo altrettanto convinti che i nostri operatori siano già ampiamente qualificati per eseguire i nuovi compiti loro assegnati dalla legge, ovviamente con la dovuta complementarietà e il necessario coordinamento rispetto al lavoro delle forze dell’ordine.

Che trend sta registrando il mercato spagnolo della sicurezza privata?

Ovviamente la crisi globale ha avuto un forte impatto anche sul mercato spagnolo della sicurezza privata perché i nostri fatturati, come quelli delle altre industrie, sono strettamente legati alle variazioni del prodotto interno lordo del paese. Stando al nostro ultimo report associativo, nel 2012 il fatturato del settore sicurezza è calato del 7% e dall’inizio della crisi, a metà del 2008, abbiamo subìto una contrazione del fatturato incrementale anno dopo anno. A questa già difficile situazione congiunturale si aggiungono il generale problema del ritardo nei pagamenti e una stretta dei nostri margini operativi: lo scenario è quindi molto problematico.

Ritiene che la riforma possa in qualche modo contribuire alla ripresa del settore?

La nuova legge può parzialmente contribuire alla ripresa del settore, ponendo le nostre imprese in una migliore posizione competitiva e gettando le basi per farci collaborare di più e meglio con le forze dell’ordine pubblico. Ricordo che in Spagna oltre 100.000 lavoratori e le loro famiglie dipendono dal settore sicurezza privata: la nostra priorità assoluta, ed al centro degli sforzi associativi, è quindi la conservazione dei posti di lavoro.

Nel Nord Europa la security privata va sempre più verso un disarmo degli operatori. In Spagna sembra invece che si incrementi l’aspetto di sicurezza complementare dei servizi di vigilanza. Anche in Italia, anche se il mercato va verso la sicurezza disarmata, si discute di aprire a servizi di bodyguarding e vigilanza nelle carceri. In quale direzione si orienta dunque il futuro della private security?

Com’è noto, la politica di utilizzo delle armi è strettamente legata alle diverse legislazioni e allo scenario locale nel quale le forze di sicurezza privata si trovano ad operare: varia quindi profondamente di paese in paese. E questa è anche tra le principali ragioni dell’attuale impossibilità di raggiungere una piena armonizzazione normativa in materia a livello europeo.
Tanto premesso, abbiamo avuto un costante scambio di opinioni con le istituzioni di riferimento durante l’elaborazione della riforma di legge e la nostra linea politica è sempre stata verso un uso delle armi nel settore privato ridotto al minimo e alle reali condizioni di necessità.Quanto al caso della close protection, in Spagna operiamo questi servizi con soddisfazione da diverso tempo, è accaduto sotto la minaccia terroristica e addirittura a protezione di autorità pubbliche. La riforma legislativa apre poi a nuovi servizi di private security in ambito carcerario, inclusa la sfera penitenziaria in senso stretto. Crediamo che si possa consolidare il sistema attuale con una graduale apertura di nuovi spazi di operatività alla security privata purché vi sia pieno coordinamento, collaborazione e subordinazione funzionale alle forze di pubblica sicurezza.

Quale sarà dunque il futuro della sicurezza privata?

Sicuramente sarà legato all’evolversi della congiuntura economico-finanziaria. Poiché si stima un’ulteriore contrazione dei fatturati nel consuntivo 2013 e ancora per tutto il 2014, abbiamo aspettative non troppo rosee. I nostri numeri cresceranno insomma al crescere dei numeri del sistema paese, anche se sono convinto che siano la qualificazione professionale e la concentrazione sul cliente e sulle sue esigenze le vere pietre miliari sulle quali costruire un futuro per il settore.

 

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