E’ super polemica sulla gara, a procedura aperta, per l’affidamento dei servizi di vigilanza privata armata e guardiania, inclusi telesorveglianza e televigilanza con pronto intervento, trasporto valori e manutenzione degli impianti, per le amministrazioni della Regione Lazio (comprensivi dei municipi di Roma e di altri Comuni laziali). Il bando, per un appalto del valore di quasi 90 milioni di euro spalmati in quattro anni, lascia perplessi per molteplici anomalie. Vediamole.
Prima anomalia: la scadenza per presentare le domande al 7 febbraio, con seduta di assegnazione il giorno dopo (8 febbraio). A pensar male si fa peccato ma, considerato che il 12 e 13 Gennaio si vota per il nuovo esecutivo e Consiglio regionale laziale, tutta questa fretta qualche dubbio lo fa venire.
Seconda anomalia: una Giunta dimissionaria dovrebbe limitarsi alla gestione ordinaria, ma lo stanziamento dei 90 milioni di euro è studiato su base quadriennale e, a colpi di proroghe, la convenzione potrebbe durare un tempo anche superiore ai 4 anni. Per la gioia di chi se l’aggiudica.
Terza anomalia: non sono chiari i requisiti aziendali necessari per accedere al bando, nè le prestazioni da rendere (si parla di trasporto valori senza dire da e verso quale caveau/banca si dovrà trasportare il denaro: le imprese dovranno quindi lanciare in aria una monetina per vedere se possono partecipare o meno).
Quarta anomalia: non si scrive quante guardie giurate e operatori fiduciari dovranno essere impiegati, con quali qualifiche, livelli salariali e orari. Il bando accenna solo ad un generico “monte ore” di lavoro. A domanda specifica, la Regione risponde che la Stazione Appaltante “non è in grado di sapere quali Amministrazioni aderiranno alla Convenzione”, perchè trattasi di Convenzione-Quadro. In sostanza le imprese dovranno dimensionare i costi totalmente alla cieca. Per non parlare di ciò che succederà con il cambio appalto, che già in condizioni “normali” azzera livelli, anzianità e altri benefici acquisiti dai lavoratori. Se poi nessuno sa da che base si parte, il gioco è fatto.
Quinta anomalia: nessuno sa dire, nemmeno in misura spannometrica, quanti impianti di videosorveglianza e antintrusione siano installati ad oggi nelle tante sedi da mettere in sicurezza. Non resta che passare mesi a contare telecamere e allarmi (quasi sempre non visibili), che problema c’è?
E mentre molti già gridano all’inciucio, minacciando una pioggia di ricorsi per violazione del Codice Appalti e delle direttive Anac sulla più ampia partecipazione, si attendono chiarimenti dalla Regione. Che nel frattempo è subissata di domande: fatevi un giro nelle FAQ online per chiedervi dove comincia l’incompetenza e dove finisce la malafede.
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