Internazionalizzazione, crisi del lavoro e riforme della vigilanza privata: parla Sicuritalia

22 Mar 2023

di Ilaria Garaffoni

Da leader nazionale a secondo player privato europeo con l’acquisizione del Gruppo belga-olandese-tedesco MAAT Security: è un momento storico non solo per l’internazionalizzazione di Sicuritalia, ma per l’intero comparto italiano, che sinora non si era quasi mai spinto oltre le acquisizioni finalizzate ai servizi transfrontalieri. Il tutto accade peraltro in un momento caratterizzato da scenari inediti (crisi energetica,  shortage dei componenti, difficoltà di reperimento del personale) che si affiancano ai noti problemi del settore (burocrazia asfissiante, un CCNL che non si rinnova da 7 anni, abusivismo diffuso). Ne abbiamo parlato con Lorenzo Manca, CEO del Gruppo Sicuritalia.

Da leader nazionale, con 740 milioni di ricavi e 17.500 dipendenti, a secondo player privato europeo: perché avete acquisito un gruppo internazionale e perché adesso?

L’acquisizione del Gruppo internazionale MAAT Security si colloca all’interno del piano industriale del gruppo che copre il periodo 2022-2024 e che prevede tre principali direttrici evolutive: il consolidamento della leadership sul mercato italiano della sicurezza, l’avvio di un percorso di internazionalizzazione e lo sviluppo di soluzioni per i clienti, sia imprese che privati e famiglie, che prevedano l’integrazione di servizi e tecnologie con attività di sicurezza logica ovvero, come oggi più diffusamente chiamate, di cyber-security. L’operazione ha un alto valore strategico e rappresenta il primo passo di un percorso di internazionalizzazione che, se i presupposti saranno confermati, proseguirà nei prossimi anni.

Perché avete scelto quell’area geografica e quai saranno i prossimi passi? Altre acquisizioni estere? Un ingresso in borsa?

Germania, Olanda e Belgio sono di per sé mercati ampi e con un grande potenziale. Il Gruppo MAAT Security è specializzato principalmente nella sicurezza dei settori della grande distribuzione organizzata, della logistica, del fashion e della gestione di eventi, con ricavi consolidati per 35 milioni di Euro, 900 dipendenti e sedi operative in questi Paesi. Si tratta di un Gruppo managerialmente ben strutturato, con un già discreto posizionamento sui mercati in cui opera e di una dimensione sufficiente per poter rappresentare un’ottima piattaforma di partenza sulla quale costruire le fondamenta del processo di internazionalizzazione e attraverso la quale poter garantire alla nostra clientela italiana un’assistenza adeguata anche per le loro sedi estere, con tutta la gamma dei nostri servizi, a partire dalle attività di risk consulting e travel security. MAAT Security costituirà il banco di prova per la definizione di un modello in grado di replicare in altri Paesi il cammino di crescita realizzato in Italia. La selezione di questa opportunità ha richiesto un lavoro di scouting ed analisi di un certo rilievo.
Un ingresso in Borsa al momento non è in discussione. La quotazione rappresenta uno strumento più che un obiettivo. Laddove servissero capitali per investimenti al di fuori della portata del Gruppo, la soluzione potrà essere presa in esame.

Parliamo del mercato interno: sul piano normativo e di mercato, quali sono a suo avviso le riforme più urgenti per il comparto della sicurezza privata italiana?

La normativa che ha regolato il settore della vigilanza privata per decenni ne ha condizionato lo sviluppo e l’emancipazione, mantenendolo per troppo tempo fortemente frammentato e poco organico rispetto ad un concetto di sicurezza del Paese. Il settore deve trovare una sua unità identitaria e puntare a ricoprire a pieno titolo il ruolo strategico di garante della sicurezza sussidiaria, svolgendo sempre più un’attività complementare oltre che integrativa rispetto a quella delle Forze dell’Ordine. Questo è un risultato da perseguire attraverso una comunità di intenti e di risorse sul campo e, in tal senso, è fondamentale essere aperti al dialogo costruttivo con tutte le parti in causa, al fine di individuare in modo congiunto i presupposti per agire con efficacia.

In concreto, che cosa serve?

Il comparto della vigilanza privata ha bisogno di riforme che snelliscano i vincoli burocratici e permettano di valorizzare l’importanza di un rapporto sinergico tra settore pubblico e privato, oltre che censurare le pratiche di abusivismo e sensibilizzare la società ad attribuire il corretto valore al lavoro degli addetti alla sicurezza.
A tal fine, ritengo improcrastinabile una miglior qualificazione della figura e del ruolo degli Operatori Fiduciari. Con riferimento alle Guardie Giurate, invece, in considerazione della trasformazione che ha avuto il mondo del lavoro, è necessaria una riforma sostanziale delle modalità di rilascio e rinnovo dei titoli di Polizia necessari per lo svolgimento dell’attività. Si deve riuscire ad avere risposte certe in tempi altrettanto certi e celeri, sia rispetto alle informative di Polizia che a passaggi più tecnici, quali ad esempio il giuramento che la Guardia deve fare presso le Prefetture. Il mercato del lavoro è diventato ultradinamico: se non si danno certezze e non si è rapidi, nel frattempo, la gente trova altre occupazioni.

E sul piano fiscale?

La sicurezza è un bene comune. Lo Stato non può arrivare dappertutto. Oltre il limite garantito, è il cittadino che deve responsabilizzarsi e provvedere a tutelare meglio se stesso ed, indirettamente, a contribuire alla sicurezza collettiva. Attraverso forme di promozione degli investimenti o di agevolazione fiscale, molto si potrebbe fare per incentivare aziende e privati ad investire maggiormente in tecnologie e servizi di sicurezza. Due esempi sono rappresentati da unaliquota I.V.A. più bassa, a beneficio soprattutto di privati e banche, e da sgravi fiscali per investimenti in sistemi antintrusione o di videosorveglianza. Anche dal punto di vista della miglior qualificazione degli addetti alla sicurezza, la leva fiscale potrebbe contribuire attraverso una defiscalizzazione dei costi di formazione che le imprese del settore sostengono, come già avviene in altri Paesi europei.

Stiamo vivendo la tempesta perfetta: inflazione alle stelle, caro bollette e lo spettro di una recessione. Quanto è colpita la sicurezza privata da queste criticità?

Il rincaro dell’energia e dei combustibili ha impattato sui nostri costi, soprattutto su quelli degli automezzi che utilizziamo per garantire i servizi. Questi rincari hanno anche avuto un impatto indiretto, attraverso il taglio degli investimenti e dei prezzi attuato dalla clientela. Più di tutto però viviamo il problema della scarsità delle risorse umane disponibili.

A cosa si può attribuire a suo avviso questa difficoltà (generale, invero) nel reperire manodopera?

Il mercato del lavoro è radicalmente cambiato. Il reddito di cittadinanza, la sensibile riduzione dei flussi migratori sud-nord, le incrementate aspettative, soprattutto dei giovani, legate allo smart-working o comunque a ritmi di vita che consentano maggiori spazi per la persona, ed un contratto di lavoro che non viene rinnovato da sette anni, hanno reso via via meno attrattivi i nostri “mestieri”, provocando un rilevante calo di offerta. Attualmente avremmo la possibilità di impiegare 1.500 addetti operativi in più (Guardie Giurate, Operatori Fiduciari, tecnici installatori specializzati), ma non riusciamo a reperirli pur offrendo contratti a tempo indeterminato, particolarmente nelle aree del Paese tradizionalmente più occupate come Lombardia, Emilia, Veneto, Friuli e Toscana. Ma lo stesso problema lo viviamo sulle risorse umane di staff, dagli impiegati agli addetti ICT.
Per supportare le imprese in questo momento di difficoltà, ANI-sicurezza, l’Associazione Nazionale Imprese di Sicurezza, della quale Sicuritalia è fra le principali fondatrici, ha recentemente sottoscritto con il CONI un protocollo d’intesa decennale, finalizzato proprio alla creazione di nuove opportunità lavorative per gli atleti e gli ex-atleti nel settore della sicurezza.

Abbiamo parlato di temi macro: dalla situazione geopolitica alla crisi del lavoro. E la sostenibilità? Si sta imponendo anche nel settore sicurezza?

A partire dal 2022, la Terra conta 8 miliardi di esseri umani. Entro il 2050, si prevede che la popolazione crescerà fino a 10 miliardi. Negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale è più che quadruplicata. Si prevede che tra venti anni verrà prodotto il 40% di cibo in meno. A livello individuale la tutela della sostenibilità non è più un’opzione bensì un obbligo, se vogliamo garantire un futuro all’umanità. Per le imprese questo concetto non è però semplice da applicare. Infatti, sostenibilità fa il paio con regole e normative che la impongano e la sostengano, non solo a livello di Paese ma anche a livello globale. Senza regole, il rischio per le imprese più virtuose è quello di andare fuori mercato, per via dei costi implicati dalle azioni necessarie per realizzarla. Nel nostro piccolo, per contribuire, stiamo sostenendo “Save the Soil” (Salva il Suolo), un movimento globale che affronta la crisi del suolo riunendo persone da tutto il mondo in difesa della salute della terra e supportando i leader di tutte le nazioni nell’istituire politiche e azioni allo scopo di aumentare il contenuto organico nel suolo coltivabile alla base della produzione degli alimenti. Come Sicuritalia, negli anni, abbiamo ottenuto varie certificazioni, come la ISO 14001 per l’Ambiente, la SA 8000 per la Responsabilità Sociale d’Impresa, la ISO 37001 per i Sistemi Anticorruzione, che ci hanno avvicinato alle tematiche trattate nel bilancio di sostenibilità. Nel 2022 abbiamo realizzato il nostro primo Bilancio di Sostenibilità, ispirandoci ai GRI Standards, pubblicati dal Global Reporting Initiative (GRI), che rappresentano ad oggi i modelli di rendicontazione non finanziaria riconosciuti dalle Società di Certificazione nonché i più diffusi a livello internazionale.

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