Sistemi Servizi fiduciari: quando la fiducia è tutto

02 Mar 2022

di Ilaria Garaffoni

Spesso accusati di fare dumping dalle stesse realtà di vigilanza privata che li erogano surrettiziamente, contraddistinti da un far west di “imprese” che spuntano come funghi, vendono sottoprezzo e poi scompaiono, “regolati” da 10 diversi CCNL che si fanno concorrenza ai danni dei lavoratori: benvenuti tra i servizi fiduciari. Dove per fornire servizi di qualità bisogna fare lo slalom tra tutti questi e molti altri ostacoli. Dove però chi lavora bene è premiato da un passaparola che salva l’azienda anche in pandemia o con venti di guerra. Ne abbiamo parlato con Andrea Spitilli, Security Manager di Sistemi srl, Associato UNIV 2022. Partirei con un breve identikit di Sistemi srl: quando nasce, con quale mission, quali dimensione presenta oggi, che ambizioni coltiva…

Sistemi srl nasce nel 2006 a Terni, ma si trasferisce a Macerata già nel 2008 acquisendo in prima battuta una cooperativa di reception e portineria. Il nuovo management e il passaggio da realtà cooperativistica a srl hanno rivoluzionato la logica d’impresa, aprendo il business ad una pletora di servizi più ampia che fungesse da ibrido qualificato tra mero portierato e vigilanza privata in senso stretto. Ciò che in sostanza ricade nella definizione di servizi fiduciari. Attualmente contiamo 138 dipendenti (circa metà dei quali sono donne), ma vantiamo punte estive molto più alte, essendo il nostro territorio connotato da una forte stagionalità turistica. Sul piano geografico, ci siamo nel tempo allargati all’intera Regione Marche e stiamo aprendo altre due filiali a Milano e a Roma.

Quanto conta nell’affidamento di una commessa l’aspetto fiduciario, contenuto nella stessa definizione della vostra offerta di servizio?

E’ determinante. Negli anni più duri (dalla crisi del 2008 a quella del 2011, fino alla stessa pandemia) ci ha salvato proprio il passaparola tra le committenze delle quali abbiamo saputo meritare la fiducia professionale. In questo è stato essenziale il nostro approccio sartoriale al servizio, pensato e strutturato sempre sulla singola committenza. La nostra forte connotazione locale, nonostante le ambizioni di crescita anche extra regionali, ed una struttura snella e dinamica, ci hanno permesso di offrire sempre risposte immediate alle esigenze dei territori, con proposte anche economiche capaci di convincere ad esternalizzare alcuni servizi.

Quindi da voi la pandemia non ha fatto grossi danni?

Certamente ne ha fatti, considerato che il territorio al quale ci rivolgiamo è costellato dalle maggiori realtà calzaturiere e da brand del lusso, che hanno sofferto contrazioni pesantissime e che in piena pandemia hanno dovuto re-internalizzare alcuni servizi standard per non cassaintegrare il personale. Tuttavia abbiamo registrato, a compensazione, un notevole aumento dei servizi di controllo accessi, verifica del green pass e rilevazione della temperatura, con picchi di lavoro “extra” che ci portano oggi a definire il 2021 come un’ottima annata. In sostanza: la pandemia ha cambiato il nostro lavoro, ma non ci ha causato perdite drammatiche. E anche qui il passaparola ha fatto da padrone: auspichiamo nel tempo di consolidare la nostra posizione non solo territoriale ma anche di mercato.

Ma una volta normalizzata la pandemia, serviranno ancora i servizi a contrasto del Covid 19?

La pandemia ci ha insegnato che prevenire è decisamente meglio che curare. Credo che le imprese consolideranno le buone abitudini acquisite, giocoforza, in questi tempi bui: dalle pratiche sanitarie e di igienizzazione frequente a quelle di prevenzione (come continuare misurare la temperatura anche se non è più obbligatorio, perché anche un banale focolaio di influenza può causare seri danni economici – e non solo – ad un’azienda).

La parte fiduciaria della sicurezza privata supera da tempo quella decretata/armata: avrebbe senso prevedere una decretazione specifica per chi offre servizi fiduciari?

Si è parlato in passato di minilicenze, ma – visto il ginepraio di norme, spesso incoerenti tra loro e diversamente interpretate sui territori, che regolano la vigilanza armata – meglio l’attuale deregulation che una regulation che frena ogni possibilità di sviluppo del mercato! In pandemia siamo riusciti a garantire servizi utili al mercato proprio perché non eravamo vincolati ad un elenco rigido di mansioni: parlare di minilicenza oggi sarebbe davvero anacronistico, un ritorno agli elenchi dei portieri di stabile di mussoliniana memoria.

Ma qualche regola serve; diversamente è impossibile garantire qualità dei servizi e tutelare lavoratori e committenze…

Per fare qualità serve professionalità, non una minilicenza. E serve una rappresentatività datoriale coraggiosa, che detti delle regole di ingresso agli associati basate su correttezza e lealtà operativa e che non tema di estromettere chi sgarra. Il mercato oggi è infestato da realtà improvvisate che praticano tariffe incompatibili con le più basilari regole salariali, previdenziali e assicurative. Molte realtà si accaparrano appalti a prezzi risibili: resistono qualche anno finché non saltano per aria. La bella notizia, egoisticamente parlando, è che a quel punto noi subentriamo nell’appalto per garantire continuità di servizio e serietà aziendale. La brutta notizia è che il mercato è inquinato. Vogliamo sanare questa patologia?

Cosa serve allora al mercato fiduciario, anzi cosa gli fa più male?

Rispondo con un elenco puntato, partendo dal nemico peggiore.
1) La normativa è poco chiara, lascia zone d’ombra ed è interpretata in maniera troppo soggettiva, con ambiguità che prestano il fianco a fenomeni di dumping e abusivismo.
2) Se la vigilanza stenta a rinnovare il proprio CCNL (con difficoltà per le imprese di formulare delle offerte credibili nel tempo), la sicurezza fiduciaria deve districarsi tra almeno 10 contratti in costante competizione – al ribasso – tra di loro: commercio, multiservizi, safi, appendice del ccnl vigilanza, turismo, portieri e varie ed eventuali. Questo crea dumping contrattuale e peggiora la qualità dei servizi.
3) Di conseguenza, l’utenza sceglie chi costa meno, anche contro ogni logica di regolarità salariale, previdenziale e assicurativa. Un’indecenza nel privato che diventa vero scandalo nelle gare d’appalto pubbliche.

Ma un minimo di autocritica non la vogliamo fare…?

Tra le tante pecche, segnalo quella a mio avviso più grave: il settore manca di mentalità manageriale. Siamo passati dalla bicicletta alla videoronda con i droni in non così tanti anni.
E’ finita l’era delle imprese familiari, delle oligarchie e del nepotismo: per far fronte ad un mercato che vive oscillazioni paurose, rincari energetici stellari e costanti crisi di governo servono manager preparati. Con il DM 269/2010 il settore si è dato una regola imperniata sulla professionalità prevedendo, tra l’altro, la figura del security manager. Questo ha spinto il settore verso gli skill manageriali: dalla capacità di anticipare i tempi ad una costante sorveglianza sui costi, dall’aderenza alle tante normative che interessano il settore alla capacità di costruire nuovi mercati ed opportunità. Perché il security manager dev’essere prima di tutto un manager: questo è ciò che serve al settore per sdoganare, tra i tanti pregiudizi, anche quello di appartenere ad una divisa di serie B. Soprattutto nei servizi fiduciari.

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