Formazione delle guardie giurate “ordinarie”, come pure di quelle addette a servizi di sicurezza sussidiaria e antipirateria, ma anche certificazione degli istituti di vigilanza privata e formazione e certificazione delle competenze del security manager. Quattro temi legati dal fil rouge dell’attualità di settore, motivata da scadenze e ristrutturazioni che hanno modificato l’assetto normativo di riferimento. Questi gli argomenti trattati il 27 Aprile a Roma all’affollato convegno organizzato da Federsicurezza, assieme ad AJA Registrars Europe, Università telematica Niccolò Cusano e G7 srl.
Partiamo dalla prima scadenza, che è la Certificazione, dato che lo scorso 13 aprile si è tenuta la prima riunione di accreditamento di Accredia, quindi il ministero dell’Interno è ormai in grado di riconoscere ufficialmente gli Enti di certificazione. Dato per assunto che il decreto sugli enti di certificazione rappresenti una pietra miliare per elevare la qualità dei servizi nella vigilanza, il dilemma è come far digerire alle imprese i costi di una certificazione che è passata in un baleno da facoltativa a cogente. Benché paia paradossale, perché la certificazione non sia percepita come l’ennesimo balzello ai danni delle imprese occorrono massima imparzialità e rigore dei controlli: “in AJA abbiamo ispettori con requisiti superiori a quelli richiesti – risponde Alfonso Pagliuca (Presidente AJA Registrars Europe). Ogni sbavatura potrebbe mettere a repentaglio il nostro accreditamento, ma anche la corretta competizione nel mercato della vigilanza”. E’ quindi la serietà dei controlli che rende la certificazione un vero strumento di competitività per le imprese. Quindi diffidate da quanti, all’atto della verifica, offrono consulenze migliorative per evitare le non conformità perché “chi verifica non può fare consulenza” – dichiara Vincenzo Acunzo, Coordinatore UO per la Vigilanza Privata Dip. di PS del Ministero dell’Interno.
E quali sarebbero i vantaggi competitivi di una certificazione rigorosa? Tanto per cominciare, rendere la vita meno facile agli improvvisati che vogliano entrare sul mercato, poi minimizzare i fenomeni di concorrenza sleale, quanto meno perché sono previsti controlli omogenei su tutto il territorio, e infine ammette che tutti possano fare segnalazioni di non conformità, ampliando il raggio del “controllo” anche agli operatori del settore.
Tutto bello, tutto giusto. E i costi? “AJA li riesce a contenere in forza di una convenzione con Federsicurezza e permette di integrare le certificazioni preesistenti ottimizzando tempi e costi” – conclude Pagliuca.
Convenzionati con Federsicurezza ed integrabili con i titoli preesistenti sono anche i corsi per i professionisti della security aziendale, la cui norma di riferimento (UNI 10459) è stata novellata di recente, imponendo tre nuovi profili e 30 ore di formazione integrativa per i profili già esistenti. “La nostra università è telematica per favorire chi opera nel mondo del lavoro; il materiale didattico è già aggiornato alla norma 2015 e chi consegue il titolo, il giorno stesso può accedere alla certificazione delle competenze. Le scadenze dei bandi saranno prorogate a Luglio per non lasciare indietro nessuno” – dichiara Marianna Mezzina, Responsabile del Master Università Niccolò Cusano – Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale in Security Manager.
Ancora in tema formazione, al centro del lavoro di due sottogruppi tecnici della Commissione Consultiva stanno ora il rapporto tra formazione e contratto di lavoro (perché sotto certi costi, si entra in territori sospetti) e la predisposizione dei programmi di formazione in senso stretto. “Dopo aver riorganizzato il contenitore-Istituto con il DM 269/2010 e con il decreto sulla certificazione (e dopo aver controllato i controllori con il relativo disciplinare), possiamo ora dedicarci al contenuto, ossia costruire la guardia giurata ”- dichiara Acunzo.
Peccato che siano arrivati prima il DM 154/2009 sulla sicurezza sussidiaria e il DM 266/2012, che ha legittimato i servizi antipirateria. Un peccato veniale, però, dal momento che “il disciplinare del DM 154/2009 sulla formazione per sicurezza sussidiaria e antipirateria di fatto anticipa, con le dovute proporzioni, le stesse regole che inquadreranno la formazione delle comuni guardie giurate” – conclude Acunzo.
La maritime security, al centro dello stesso disciplinare, diventa quindi un asse portante dell’impianto formativo, che supera il mondo navale per abbracciare porti, aeroporti, stazioni, mare aperto e terre di nessuno, visto che la pirateria si muove a latitudini anche molte lontane dalla nostra. Sorprende la complessità dell’impianto normativo di riferimento (profondamente integrato tra pubblico e privato, nazionale ed internazionale, security e safety), caratterizzato da una pletora di interlocuzioni, riferimenti ed Autorità ad incastro. Solo un dettagliato diagramma di flusso del Capitano di Vascello Attilio Montalto (Capo del III Ufficio Maritime Security del Comando Generale della Guardia Costiera) ha potuto, per sommi capi, contenerlo in unicum.
Ma torniamo all’attualità di settore: l’antipirateria, inserita in corner nell’impianto formativo della sicurezza sussidiaria con lo stesso disciplinare di cui sopra, dal 30 giugno 2016 sarà esclusivo appannaggio di guardie giurate. Ma con quale formazione? Chi le selezionerà? La norma dice che le strutture formative – anche private – per addetti ai servizi di sicurezza sussidiaria possono occuparsi anche di pirateria marittima, purché abbiamo una serie di requisiti. Requisiti che G7 Academy, braccio formativo di G7 srl, operatore molto noto nel settore, possiede e che metterà in campo grazie ad una convenzione con la struttura operativa di Federsicurezza, Sicurservizi. Ma attenzione: “non si tratta di servizi per tutti, servono spalle larghe sul fronte organizzativo e il modello Rambo è fuorviante” – specifica Giuseppe Vittoria, Direttore Generale di G7 Academy.
E se i servizi di pirateria non sono per tutti, sono però per tutti i costi che si dovranno – più che legittimamente, sia beninteso – sostenere per certificare gli Istituti e per formare i security manager e le guardie giurate (siano esse“comuni”, addette a servizi di sicurezza sussidiaria o antipirateria). “Spese che ci accolliamo volentieri perché è più che doveroso elevare la professionalizzazione nel settore” – afferma Luigi Gabriele, Presidente FederSicurezza, Organizzazione federale imprenditoriale che raccorda le Associazioni della Vigilanza Privata e di Sicurezza Sussidiaria.
Ma l’interrogativo è: le committenze imporranno gli stessi prezzi ai quali ci stanno precipitando, con stazioni appaltanti anche blasonate, come EXPO, che guidano questa corsa al ribasso? – provoca Gabriele.
“Sarebbe ora che le istituzioni, sempre pronte – giustamente – a bacchettarci quando sbagliamo, fossero altrettanto solerti a difendere il valore delle nostre prestazioni, almeno quando incarnano il ruolo di stazioni appaltanti. I fatti del Tribunale di Milano dimostrano il contrario”. Inevitabile la replica dell’Interno: “l’Amministrazione non può intervenire sulla committenza e le leggi esistono; purtroppo talvolta dobbiamo scontrarci con i TAR, com’è successo per il Tribunale di Milano. Ma finché il mercato non si mostrerà compatto, mandando deserte certe gare capestro, la vigilanza resterà un’utenza debole”.
E mentre in sala aleggiava la proposta di una serrata (che non accadrà mai, niente paura ;-), si è riproposta l’ipotesi di intervenire seriamente sul codice degli appalti oppure almeno accogliere l’opera di sensibilizzazione operata dall’ANAC sulle cautele da adottare nell’assegnazione di appalti di vigilanza privata. In Europa si sono già mossi.
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